Due sono le coordinate immesse, in verità non da ieri, in una sorta di calcolatore che dovrà indicare la direzione di marcia alla politica italiana 2.0: popolarismo e bipolarismo. Ovvero lavorare per offrire nuovamente agli elettori due blocchi contrapposti ma non in guerra permanente: uno che parli alla sponda socialista e progressista dello stivale e che in questi mesi si sta ritrovando attorno ai “giovani” Enrico Letta e Matteo Renzi, l’altro che si rivolga a chi di sinistra non è, ma gradirebbe un contenitore popolare da centrodestra classico, a cui starebbe lavorando il ciellino Mario Mauro, ministro della Difesa che ha innescato secondo Mario Monti lo scompaginamento di Scelta Civica. Ragion per cui il meeting promosso ieri a Roma dall’Associazione Popolari Italiani per l’Europa, per una sfida verso un’Europa Politica, sa già di battesimo di una cosa non bianca né astrusa: semplicemente necessaria.
Parla Cesa
Il Ppe come “nostro modello, rimettere insieme popolari” è la definizione data dal numero due dell’Udc, Lorenzo Cesa, secondo cui la strada tracciata va nel segno di un lavorìo per “un contenitore politico che faccia riferimento al Ppe con un appello: ripartire dal basso per rimettere insieme i popolari e dare all’Italia un sistema politico fondato su due grandi blocchi alternativi”. All’incontro ha partecipato brevemente il ministro della Difesa Mario Mauro, che rappresenta per l’Udc la sponda di Scelta Civica, ma non il segretario del Pdl Angelino Alfano. Ma non è stata una sorpresa, dal momento che lo stesso Cesa ha osservato che la visita “era gradita ma non attesa: forse è saggio attendere che, prima di pensare ai possibili accordi e alle alleanze, il centrodestra decida il suo futuro politico per capire se resterà unito oppure si spaccherà”.
Chi c’era
Nella sede romana della rappresentanza europea il convegno è stato presieduto dall’on. Giuseppe Gargani e introdotto dall’on. Potito Salatto, eurodeputati del PPE, con gli interventi del sen. Mario Mauro, dell’On. Lorenzo Cesa e Riccardo Pozzi (delegato giovanile europeo del PPE). Erano presenti i rappresentanti dei partiti italiani aderenti al PPE, e numerosi giovani molti rimasti in piedi.Tra gli intervenuti al dibattito anche gli eurodeputati PPE Salvatore Tatarella, Oreste Rossi, Vito Bonsignore Vice Presidente della Delegazione PPE, Paolo Guzzanti Presidente del Consiglio nazionale del PLI, insieme a Renata Jannuzzi e Antonfrancesco Venturini dell’Associazione “Popolari Italiani per l’Europa”. Tra gli altri, erano presenti al Convegno l’europarlamentare PPE Antonio Cancian e i senatori Gabriele Albertini e Maurizio Rossi.
Da dove partire
La bussola dei Popolari “euro italiani” è (ovviamente)nelle intuizioni di De Gasperi e Adenauer, ma, sottolinea Gargani “ci qualificheremo come Popolari europei solo dopo la sintesi di un partito europeo che matura man mano”. Il riferimento è al fatto che oggi i partiti in Italia non rappresentano culture politiche ma semplicemente alleanze e candidati in vista delle elezioni, ragion per cui è imprescindibile ridare contenuto culturale a un partito che deve nascere. Una delle criticità emerse è che si è smarrito “l’interclassismo che era proprio della DC, ma le ultime elezioni politiche hanno sconfitto quel personalismo”. Ecco quindi un riferimento, preciso, a una frase di Colombo: “Dobbiamo superare la dittatura dell’immediato”. Ovvero il primo obiettivo di questa nuova scommessa dovrà essere la necessità di aver partiti che hanno contenuto e consistenza culturale.
Primo passo
“Mi auguro che questa iniziativa così partecipata possa essere di stimolo alla realizzazione nel nostro Paese del Partito Popolare Italiano nel PPE. Unica novità questa sullo scenario politico in grado di parlare al cuore e alla ragione di quell’elettorato che non si riconosce a sinistra. Oggi abbiamo fatto un primo passo in questa direzione”. Commenta così il giorno dopo l’eurodeputato del PPE Potito Salatto, vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo. “L’Italia – ha aggiunto Salatto – ha il dovere di contare sempre di più, in maniera univoca, nel PPE per evitare l’egemonia franco-tedesca fin qui subita. Abbiamo bisogno di una semplificazione delle articolazioni politiche attuali, riconducendo il centrodestra nel filone culturale e storico del popolarismo europeo e il centrosinistra nel solco della socialdemocrazia o del socialismo presenti nel nostro Continente. Ciò affinché la classe dirigente italiana ritrovi la credibilità perduta”.
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