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Papa Francesco, ecco la riforma della Curia spiegata dal cardinale Maradiaga

La prossima riunione degli otto cardinali incaricati di studiare il cambiamento della curia romana si terrà a dicembre, ma la linea è già tracciata. Lo spiega in alcune interviste pubblicate in questi giorni il cardinale Oscar Maradiaga, salesiano honduregno, chiamato da Francesco a coordinare la speciale “consulta outsider”. “La riforma della curia sarà condivisa, l’orizzonte è l’applicazione del Concilio Vaticano II”, spiega il porporato all’Unità.

Tempi lunghi per la riforma
Nessun ritocco, no a semplici e banali opere di maquillage: “Quella che proporremo sarà una riforma della Curia. Ci vorrà del tempo, non aspettatevi che arrivi l’anno venturo”. Niente fretta, dunque, nonostante la convocazione della prossima riunione a dicembre possa essere percepita come la volontà di far presto. Maradiaga spiega che c’è la volontà “che il progetto sia discusso con coloro che vivono quelle situazioni, che hanno esperienza, perché diano il loro apporto”. Ecco perché le proposte dovranno maturare anche all’interno della curia stessa, perché non siamo alla resa dei conti, alla battaglia tra chiese locali e istituzione romana.

La priorità è il Sinodo dei vescovi
La priorità non va alla ridefinizione dei compiti dei dicasteri, ma alla ristrutturazione del Sinodo, così come richiesto da Bergoglio: “Papa Francesco vuole che tutti coloro che sono chiamati a farne parte continuino a dare il loro apporto anche dai loro Paesi, lavorando in modo interattivo, usando anche Internet. mi sembra interessante. Perché la sinodalità, il rapporto di collaborazione dei vescovi con il Pontefice, indicata dal Concilio Vaticano II, non è stata molto sviluppata”. Non a caso, tra le prime nomine effettive di Francesco c’è stata quella del nuovo segretario del Sinodo dei vescovi: al posto del croato Nikola Eterovic (inviato in Germania come nunzio) è arrivato mons. Lorenzo Baldisseri, l’uomo che il 13 marzo scorso si vide mettere in capo lo zucchetto rosso appartenuto all’arcivescovo di Buenos Aires eletto Papa. Solo dopo la riforma del Sinodo si studierà come “aggiornare” la Segreteria di stato e, più in là, la ristrutturazione della curia romana e dei suoi dicasteri. Niente di definitivo nel 2014, dunque: per la nuova Costituzione apostolica (che sostituirà la “Pastor Bonus” promulgata nel 1988 da Giovanni Paolo II), bisognerà aspettare.

L’accorpamento dei dicasteri
Nel frattempo, però, saranno possibili accorpamenti tra congregazioni e/o pontifici consigli: “E’ una necessità evidente – spiega Maradiaga –, nelle riunioni dei cardinali che hanno preceduto il Conclave si è osservato che la Curia è cresciuta troppo e che è difficile si possa lavorare agilmente”. Ma è ancora troppo presto per fare ipotesi al riguardo, anche riguardo la bozza di accorpamento dei dicasteri economici studiata e approntata dal cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif): “Stiamo aspettando che concludano il loro lavoro le due commissioni istituite dal Pontefice proprio sui dicasteri e sugli istituti che sovraintendono le attività economiche. Ma certo non si capisce perché il Vaticano, come gli altri Stati, non possa avere un suo ministero delle finanze e raggruppare tutti gli attuali dicasteri che si occupano di questioni economiche seguendo l’ipotesi di lavoro avanzata dal cardinale Nicora”. Infine, il destino dello Ior: “Molti si aspettano la sua trasformazione in una banca etica. La trasparenza è la migliore risposta anche per decidere sul suo futuro”.



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