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Ecco i progetti di Safran per Avio Spazio al vaglio di Finmeccanica

Finmeccanica farà una mossa dell’ultimo minuto e, esercitando il suo diritto di prelazione, permetterà ad Avio Spazio di rimanere in mani italiane? Si vedrà.

Tempi e numeri

La società di piazza Montegrappa ha infatti tempo fino al 31 ottobre per esercitare il proprio diritto di prelazione in Avio Spazio, di cui detiene il 14 per cento delle azioni. Assieme all’altro azionista Cinven, si è intanto affidata ai consulenti Bnp Paribas, Unicredit e Rothschild per trovare nuovi azionisti, anche se non è esclusa una soluzione di compromesso.

Dossier Avio Spazio

La società capocommessa, assieme all’Agenzia spaziale italiana, del programma Vega (il lanciatore europeo, gioiello tecnologico e con interessanti opportunità di mercato), resta nel mirino della Francia, ovvero dell’azienda multinazionale Safran, della franco-tedesca Astrium, che come la prima da anni punta ad arrivare a Colleferro, e anche degli Stati Uniti.

Le parole dei francesi

“L’operazione creerà valore e posti di lavoro”, aveva dichiarato qualche giorno fa alla stampa italiana il presidente e direttore generale di Safran, Jean-Paul Herteman, dopo la presentazione dell’offerta per acquisire la maggioranza di Avio spazio. L’idea di Safran è, almeno nelle intenzioni, di fare dell’azienda – che per la parte engine è già in mano americana – il principale player europeo nella propulsione civile a solido, tagliando sui costi e aumentandone l’efficienza. Al fatto che l’Italia, nonostante le buone intenzioni, perderebbe comunque un’azienda di valore, i francesi replicano che un conto sono gli azionisti e un altro la ditta, il management – che hanno assicurato rimarrà italiano anche in caso di acquisizione – e soprattutto la produzione, tutte cose destinate a rimanere – dicono – nell’ambito dei confini nazionali.

I progetti di Safran

Il numero uno del gruppo francese ha inoltre dichiarato che Safran è disponibile a trasferire tutta la tecnologia francese nella propulsione solida civile, a costruire rapporti solidi con università, indicando Torino, Milano e Pisa, e centri di ricerca, ma soprattutto a realizzare altri posti di lavoro altamente qualificati, oltre un centinaio. A questo va aggiunta la possibilità di importare il “modello Safran”, basato sul coinvolgimento diretto dei dipendenti nella distribuzione delle azioni della società. “Il modello è esportabile – ha detto Herteman –, se la normativa italiana lo permetterà”.

Le mire di Herteman

A stuzzicare gli appetiti dei francesi, c’è anche la possibilità di arrivare agli utilizzatori militari nostrani con alcune tecnologie, impensabili da trasferire all’estero senza il controllo della società destinata poi a fornirle. Si pensi al sistema di guida navigazione e controllo (GNC) del lanciatore Vega, che l’Italia è stata costretta a riformulare ex novo, dopo il veto della direzione generale degli armamenti francese (DGA), che ne aveva impedito l’utilizzo da parte dell’Italia dopo il maiden flight. Safran è pronta a tutto, dunque, per avere il controllo di Avio spazio, anche ad avere nell’azionariato un partner industriale o il Fondo strategico italiano (Fsi), controllato dalla Cassa depositi e prestiti (all’80% del ministero dell’Economia).

I rapporti Safran-Finmeccanica

Safran da tempo collabora con aziende del gruppo Finmeccanica – che a giugno aveva pubblicamente dichiarato di voler aumentare la propria presenza nel segmento dei lanciatori -, senza contare la partecipazione al programma Ariane, dove nello stabilimento Avio di Colleferro vengono prodotte alcune componenti del più grande tra i lanciatori europei. Nata nel 2005 dalla fusione di Snecma e Sagem, la società è diventata il principale produttore di motori aeronautici civili e militari e di quelli spaziali. I suoi interessi vanno anche su altri settori strategici, come l’elettronica per la difesa. Il gruppo conta oltre 60.000 dipendenti ed è presente in 57 Paesi. Forse 58…

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