Da affare americano a caso internazionale. Gli effetti di Prism, il programma di sorveglianza elettronica della National Security agency americana che ha dato vita al Datagate, sono giunti in Europa con un ampio strascico di polemiche e accuse.
Dopo Angela Merkel in Germania, particolarmente virulenta è stata la reazione della Francia, che dopo aver appreso da Le Monde di essere stata “spiata” dal governo Usa attraverso l’enorme mole di 70 milioni di telefonate registrate, ha immediatamente convocato, per le spiegazioni del caso, l’ambasciatore americano a Parigi.
Nonostante le scuse del presidente Barack Obama al suo omologo francese François Hollande, da Parigi si sono levate voci indignate, come quelle del ministro degli Esteri Laurent Fabius, di quello degli Interni Manuel Valls e persino del premier Jean-Marc Ayrault. Un modo per manifestare disapprovazione e ignoranza per l’operato statunitense, ma anche – e forse soprattutto – per mostrare all’opinione pubblica la propria distanza da tali pratiche.
Ma nell’era del controllo globale, delle comunicazioni elettroniche e della conquista del cyberspazio c’è qualcuno che può definirsi innocente?
Sicuramente non la Francia, almeno stando alle dichiarazioni riportate da Le Figaro, che oggi pubblica un’intervista in cui Bernard Squarcini, ex capo dell’intelligence di Parigi, svela come anche il governo francese spiasse (e continui a spiare) gli Usa.
LE PAROLE DI SQUARCINI
“Sono stupito” dalle dichiarazioni dei politici francesi, dice l’ex direttore della Direction centrale du renseignement intérieur, perché se ne deduce “che non leggano i rapporti che inviamo loro“.
I Servizi – spiega – “sanno benissimo che tutti i Paesi, anche se cooperano nella lotta al terrorismo, sorvegliano i propri alleati“.
ANCHE NOI SPIAMO
I motivi per cui gli Stati Uniti ci spiano, rivela Squarcini, non ha nulla a che vedere con la minaccia qaedista, ma ha a che fare con “le strategie commerciali e industriali“. “Anche noi li controlliamo – aggiunge – perché è di interesse nazionale difendere le nostre imprese“. Parole scontate, forse, ma destinate a scatenare reazioni.
COLPA DELLA POLITICA
Poi, con un atteggiamento che somiglia molto a quello dello “scaricabarile”, Squarcini tocca un nervo scoperto, quello del rapporto spesso conflittuale tra politica e Servizi, vivo anche oltralpe. “I Servizi francesi soffrono di una cattiva immagine, mentre svolgono un lavoro professionale! I nostri agenti hanno scelto anche di essere controllati dal Parlamento” attraverso nuovi meccanismi di vigilanza istituiti da Nicolas Sarkozy. Eppure – continua l’ex capo dell’intelligence francese – “questa diffidenza storica è tenuta in vita proprio dalla classe politica, che – anche col Datagate – solleva lo spettro di uno spionaggio diffuso“, della mancanza di privacy, invece di spiegare ai cittadini che tutto il mondo è paese, che questo accade per difendere “interessi economici“ e che quindi bisogna finirla con gli “allarmismi“.
Della serie: c’è poco da scandalizzarsi, così fan tutti. Anche la Francia.