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La guerra d’Albania alle armi chimiche di Assad

Vogliono distruggere le armi chimiche siriane in Albania. Il Parlamento di Tirana è stato circondato da cittadini che protestano contro la proposta di risoluzione del Consiglio di sicurezza e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche dell’Aia, di indicare l’Albania come uno dei Paesi in cui smaltire il carico bellico chimico siriano. Studenti universitari, lavoratori e cittadini preoccupati da uno scenario simile, hanno circondato la Camera mentre all’interno si svolgeva il dibattito. In piazza si è recato anche l’ex primo ministro Sali Berisha per calmare gli animi e rassicurare gli albanesi che le operazioni eventualmente si svolgerebbero nel rispetto delle nome di sicurezza.

LA PIAZZA
Ma la folla ha rifiutato di politicizzare la protesta chiedendo all’ex primo ministro di andarsene e proseguendo nel manifestare tutta la propria contrarietà ad una eventualità simile, che sarebbe foriera di conseguenze per l’ambiente, temono. (ecco il video delle proteste)

NESSUN PROBLEMA
Ralph Trap, ex segretario del Comitato di Consulenza Scientifica dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, e attualmente consulente per le questioni di controllo e di disarmo di armi biologiche e chimiche, ha detto che l’Albania ha già esperienza nella distruzione di armi chimiche. Il Paese delle Aquile infatti disponeva di un arsenale di armi chimiche che in base alla convenzione sulle armi chimiche del 2002 venne distrutto: finanziato dagli Stati Uniti e con la tecnologia dalla Germania. E assicura che il processo di distruzione sarà supervisionato dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.

COSA ARRIVEREBBE A TIRANA
Armi chimiche o anche sostanze tossiche, si chiedono preoccupati i cittadini che hanno iniziato un tam tam su facebook? Al momento secondo le prime informazioni si tratterebbe di agenti chimici imballati in appositi contenitori, sostanze chimiche tossiche, gas nervino ma senza armi in cui potrebbero essere inseriti.

COME SMALTIRE
Il protocollo prevede la tecnica della bruciatura, ovvero una tecnologia che viene utilizzata prima della cosiddetta idrolisi, un processo chimico per favorire la decomposizione dei costituenti chimici in acqua. Infine possibile anche l’ossidazione chimica ma sarebbe un processo di neutralizzazione che separa materiale ed elaborati ulteriormente velenosi.

 

 

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