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Angelino Alfano e i suoi amici per un nuovo centrodestra

Tanto tuonò che piovve! Il PDL di Silvio Berlusconi, nato dal predellino della sua auto a Milano in Piazza San Babila il 18 novembre 2007, il prossimo lunedì saranno sei anni, non c’è più. Tornerà in vita il primo amore politico del Cav., infatti si tornerà a Forza Italia. Una battaglia fratricida ha portato allo scontro e quindi alla rottura tra l’ala di Alfano e l’altra di Fitto, tra coloro che vogliono buttare giù il governo, con la nobile scusa di difendere il capo dalla decadenza che le forze politiche vorrebbero infliggergli e quelli che, pur volendo difendere Berlusconi  dalla gogna politico-giudiziaria, sono per far proseguire Enrico Letta nella sua azione di governo. La rottura e poi la scissione più volte annunciata, e mai concretizzatasi, era stata sempre evitata per motivi di reciproco interesse tra le fazioni in campo, innovatori di Alfano e lealisti di Fitto. Berlusconi si è incaricato e si è speso tantissimo per individuare un punto di equilibrio apprezzabile per tenere insieme tutti, ma senza successo. Ogni mediazione tentata si è arenata miseramente. Da qui l’ovvia considerazione che gli esponenti fedelissimi di Berlusconi non sono in politica per difendere ideali alti e nobili riguardanti il popolo italiano, ma nel migliore dei casi quelli del capo. Forse fino a ieri è stato così per tutti, anche per i governativi del PDL guidati da Alfano, ma questi almeno hanno avuto il coraggio, in una fase difficile, di compiere un nobile atto di resipiscenza e respingere le sirene incantatrici del Cav. Desiderano che Letta continui a governare, evitando le elezioni anticipate, che sarebbero inutili e devastanti in un momento come questo.
La lezione amara che si ricava da queste ultime vicende è una e una sola: Berlusconi quando annunciò il suo impegno politico diretto c’era chi mostrava aperto scetticismo verso una politica fatta da  un uomo solo al comando, grande imprenditore per giunta contiguo alla politica, per guidare il Paese sia in tempi di pace che in quelli di gravi difficoltà come quelli attuali. La nostra democrazia non ha mai conosciuto il leaderismo tipo peronismo, qualunquismo, populismo, ma si è sempre retta, come in tutta l’Europa occidentale, su un sistema dei partiti: pluralista, laica, popolare. Prima alimentata dalle ideologie oggi invece dagli ideali. Chi verrà dopo metta a frutto i giusti insegnamenti ereditati dall’esperienza del berlusconismo e apra ai partiti veri fatti di cultura, di etica, di politica in modo da avviare l’Italia verso un nuovo cominciamento di democrazia e di libertà.



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