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Come Bruxelles conduce l’Italia e l’Europa all’agonia

Altro che deficit in più concesso perché siamo usciti dalla procedura di infrazione. La Commissione dice che non siamo ammissibili per la clausola degli investimenti e chiede di fare, nel 2014, 0,3 punti di PIL (4,8 miliardi) di aggiustamento strutturale in più rispetto a quanto programmato dal Governo (punto 12 della Commission opinion).

È il two-pack in azione: severo, rigido, intrusivo. Sono le regole europee che, subendo, abbiamo sottoscritto e non possiamo che rispettarle.
Ciò detto, si fa sempre più fatica a seguire la logica di queste regole, forse perché ne hanno sempre meno.

È la Commissione europea a enfatizzare nelle sue ultime uscite che l’austerità sta funzionando, per poi bacchettare severamente l’Italia perché il debito/PIL del 2014, dopo le manovre di consolidamento Berlusconi-Monti da 80 miliardi, cresce e non rispetta il percorso assegnato.

Ma allora la conclusione da trarre è che l’austerità non sta funzionando. Se il debito/PIL sale è, in gran parte, perché il PIL non cresce. E se il PIL del 2014 cresce poco, ciò avviene non perché l’Italia non ha fatto le riforme strutturali, ma perché è stato dato un colpo durissimo all’economia con una dose da cavallo di austerità, tutti insieme in Europa, senza azioni in senso opposto, di stimolo, in Germania e nelle altre economie che potevano perseguirle.

È un pessimo framework di politica macroeconomica che ha provocato danni alle economie, da cui occorrerà tempo per riprendersi: lo ha perseguito il nostro policy maker, la Commissione europea.

È sempre più forte il rischio che questa Europa ci porti dritto-dritto a un Parlamento europeo “anti-europeo” alla prossima tornata elettorale.


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