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Che cos’è il polonio che ha ucciso (forse) Yasser Arafat

È giallo sulla morte di Yasser Arafat. Dall’analisi delle sue spoglie emergerebbe un livello di polonio radioattivo superiore di almeno 18 volte ai livelli normali.

COS’È ACCADUTO
A stabilirlo, come raccontato dalla tv qatariota Al Jazeera, sarebbero i rapporti delle équipe di Svizzera e Russia che nel 2012 hanno prelevato campioni sulla salma dell’ex leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, i cui risultati sarebbero noti adesso.
L’autopsia postuma sul corpo di Arafat, si legge sul sito dell’emittente, è stata iniziata l’anno scorso sulla scia di forti pressioni da parte dei suoi famigliari, che hanno consegnato alla tv qatariota una serie di effetti personali del leader palestinese. Il canale panarabo, approdato da poco anche negli Stati Uniti, li ha fatti poi esaminare da un laboratorio forense svizzero. L’istituto in Svizzera, dopo aver rilevato tracce di polonio sugli indumenti esaminati, ha richiesto la riesumazione della salma per un’autopsia completa. Ora si attendono i risultati di un terzo team francese.

I SOSPETTI
Queste nuove rivelazioni, ancora da provare, stanno però infuocando il clima politico in Medio Oriente, proprio durante una delicata fase di negoziati tra Israele e Palestina. Le cause della morte di Arafat, ad oggi, non sono mai state completamente chiarite ma molti palestinesi accusano proprio Tel Aviv, che nega di avere a che fare con un avvelenamento dell’ex presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Alla base dei sospetti ci sarebbe il fatto che nell’ottobre del 2004, verso la fine della seconda intifada, Arafat era stato rinchiuso per più di due anni nel suo compound presidenziale di Ramallah, che le truppe israeliane avevano circondato e in parte raso al suolo. Era anziano e fragile, ma i suoi rapporti medici dimostrano che “era in buona salute e non in presenza di fattori di rischio particolari“, afferma il nuovo studio svizzero. Sarebbe morto circa un mese dopo, l’11 novembre del 2004.

IL POLONIO
A puntare i riflettori sull’insolito decesso del leader politico palestinese era già stata il 12 ottobre scorso Lancet, una delle più importanti riviste mediche del mondo, che ha dato conto delle analisi nelle quali sarebbe emersa la presenza di questo elemento altamente radioattivo nel sangue, nelle urine, nella saliva e sullo spazzolino da denti di Arafat. Elementi che lascerebbero presagire la somministrazione di una dose letale, con il preciso intento di uccidere. D’altronde il polonio è un’arma molto potente. Emette solo particelle alfa, non viene rilevato dai metal detector e può essere tranquillamente trasportato in comuni fiale di vetro, passando inosservato anche il controllo a raggi X negli aeroporti. Una volta ingerito, il polonio è molto difficile da tracciare, perché tutte le sue radiazioni restano all’interno dell’organismo. Una dose letale può essere anche di pochi milligrammi, dissolti in un liquido o in polvere.

GLI ALTRI CASI
Non è la prima volta che si sente parlare di una morte con queste modalità. Il 23 novembre 2006 l’ex spia russa e dissidente Alexander Litvinenko è morto a causa di un avvelenamento da radiazione da polonio-210, un isotopo radioattivo del polonio, in circostanze ancora da chiarire. Tracce di Polonio sono state individuate in diversi locali nei quali Litvinenko si trovava prima del ricovero, in particolare in un sushi bar di Piccadilly, a Londra. Si sentì male subito dopo cena e dopo giorni di sofferenze si spense in un ospedale britannico.

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