Skip to main content

Pedopornografia, così Google vuole ripulire la Rete

google

Una nuova tecnologia sarà capace di contrastare il fenomeno della pedopornografia su Internet. Ad annunciarne la messa a punto è stato l’amministratore delegato di Google, Eric Schmidt, in un intervento pubblicato oggi sul quotidiano britannico Daily Mail.
L’ultimatum del premier britannico David Cameron per combattere la pornografia online non lasciava scampo ai giganti del web: in un discorso tenuto il 22 luglio scorso il leader dei Tory esigeva da tutti i motori di ricerca su internet l’introduzione di accorgimenti per bloccare automaticamente qualsiasi richiesta di immagini o video di pedofilia.

LA NUOVA TECNOLOGIA
Schmidt ha precisato questa mattina che le modifiche apportate consentiranno di cancellare la pedopornografia dai risultati di più di 100.000 tipi di ricerca ma “senza dubbio la società non arriverà mai a eliminare tale depravazione, ma dovremmo fare tutto ciò che è in nostro potere per proteggere i bambini”.

La nuova tecnologia è il frutto di circa tre mesi di lavoro di oltre 200 collaboratori: “Abbiamo affinato la ricerca su Google per impedire di far apparire tra i nostri risultati link a siti di abusi sessuali dei bambini. Anche se l’algoritmo non è perfetto, e Google non può impedire ai pedofili di aggiungere nuove immagini sul web, i cambiamenti ottenuti hanno consentito di ripulire i risultati di oltre 100.000 richieste potenzialmente correlate ad abusi sessuali sui bambini”. Nell’arco di sei mesi le restrizioni varate da Google, e al momento applicate ai paesi di lingua inglese, si estenderanno al resto del mondo e ad altre 158 lingue.

Ma combattere l’abuso sessuale dei bambini è una sfida globale che vede la mobilitazione, insieme a Google, di Microsoft e altri giganti del web che oggi parteciperanno a un incontro organizzato da Downing Street sulla pornografia in Rete.

I PRIMI PASSI DI GOOGLE
A giugno scorso Google si disse pronta a spendere 3.1 milioni di sterline per eliminare la pornografia infantile e altre immagini da siti dannosi introducendo la tecnologia “hashing”, che dà ad ogni immagine un’impronta digitale che permette di identificarla e rimuoverla e destinando fondi a organizzazioni no-profit che lavorano per la causa.

IL CONTRIBUTO DI MICROSOFT
Come ricorda lo stesso Schmidt nel suo intervento sul Daily Mail Microsoft ha combattuto attivamente la pornografia infantile su Internet contribuendo a sviluppare la tecnologia per il programma PhotoDNA del Centro Nazionale per bambini scomparsi e sfruttati utilizzata anche da altre società di Internet, tra cui Facebook.

LA TEMPESTIVITA’ DI TWITTER
Qualche giorno dopo il monito di Cameron Twitter comunicò di stare lavorando a un sistema per prevenire la circolazione di tali immagini adottando il sistema PhotoDna, una tecnologia molto simile a quella di “hashing” utilizzata da Google che si basa su un confronto immediato tra i “Dna digitali” e quelli delle immagini raccolte dai maggiori centri mondiali contro la pornografia infantile. Tra questi l’americano Child Victim Identification Program che nel 2011 ha raccolto 17,3 milioni di immagini proibite, e dal 2002 ne ha archiaviate più di 65 milioni.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter