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Dammi i soldi. Ma dammeli al buio

Che nel settore NoProfit fossero incluse un numero indefinito di fondazioni, associazioni e think tanks che gravitano intorno alla politica è storia nota. Quanto sia rilevante il loro ruolo nella politica, invece, non è mai stato chiarito. Alcuni di questi enti sono il braccio operativo di un politico, e ne seguono le sorti. Altri sono espressione di una ideologia politica, ma non si legano direttamente né a un eletto, né a un partito politico. Praticamente impossibile scoprire quando (e quanto) questi enti fanno da “cassaforte” per la politica. Se cioè la finanziano – e fino a che punto lo fanno – oppure se sono usati come contenitore di finanziamenti provenienti da altre fonti. Complici (spesso involontari) della poca chiarezza sono le legislazioni nazionali. I regimi agevolati di cui godono i NoProfit possono offrire una scorciatoia interessante per chi ha intenzione di farne uso improprio. La politica può essere uno dei casi.

Prendiamo il caso degli Stati Uniti. Sappiamo che qui le “Politically active nonprofits” sono state determinanti negli ultimi 3 incontri elettorali a livello nazionale. Per questo motivo la stampa usa la parola “Dark Money”. Grazie alla legge particolarmente favorevole queste NoProfit non hanno l’obbligo di dichiarare la fonte dei loro guadagni. Se lo fanno, è per volontà di essere trasparenti. Se non lo fanno (e la maggioranza non lo fa, o lo fa solo parzialmente) non sono passibili di nessuna sanzione.

In sostanza le Politically Active NoProfits possono raccogliere soldi da qualsiasi donatore (e quindi da qualsiasi gruppo di interesse) e poi usarli per finanziare la politica. In teoria la legge prevede dei limiti. Solo in teoria però. Finora l’IRS – l’organo deputato al controllo – ha fatto poco o nulla. Risultato? dai 5,2 milioni di dollari donati alle elezioni del 2006 si è passati ai 336 milioni di dollari finanziati alle elezioni del 2013. A questi si devono aggiungere i finanziamenti arrivati sotto forma di “spot politici” a tema che, in quanto tali, non vanno dichiarati alla Federal Election Commission.  Qui c’è un grafico (statico) che mostra in modo chiaro l’incremento dei dark money negli ultimi 6 anni. Qui invece un grafico (dinamico) che traccia i finanziamenti delle Politically NoProfit negli ultimi 3 anni.

Ma chi sono questi Dark Spenders? Nella Top5 dei finanziamenti diretti ci sono, in ordine dal primo al quinto, Crossroads GPS, American Action Network, American Future Fund e Americans for Job Security. Invece la Top5 dei finanziatori indiretti sono la Chamber of Commerce, Centre to Protect the Patient Rights, Green Tech Action, Wellspring e TC4. A giudicare dai nomi ci sono interessi di ogni tipo: ambientalisti, sindacali, economici.

Chi riceve soldi dai Dark Spenders? Un po tutti. Qui c’è la classifica aggiornata. In sostanza però è evidente l’equilibrio tra democratici e repubblicani. Tra gli 11 che hanno ricevuto almeno 1000 dollari 7 sono repubblicani e 4 democratici.

OpenSecrets, l’associazione che sta seguendo da vicino il tema, ha aperto un osservatorio permanente sul tema (Qui). Fornisce informazioni in tempo reale sulla destinazione dei Dark Money. Scuri sì, ma sempre più utili alla politica.

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