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Ecco che cosa si sono detti Papa Francesco e Napolitano

E’ durato molto, anche più del previsto, il colloquio privato tra Giorgio Napolitano e Papa Francesco. Al termine, come impone il protocollo, i due hanno tenuto i rispettivi discorsi nel Salone delle feste. Il primo a parlare è stato il Presidente della Repubblica italiana. Napolitano, visibilmente emozionato (come egli stesso ha detto in apertura d’intervento), ha ricordato che i rapporti tra la Chiesa e lo Stato “restano di certo essenziali”, ma che si proiettano oggi “in un orizzonte più vasto”. Ed è da questa relazione che Napolitano è partito per rimarcarne “il solido e limpido quadro di riferimento che rappresentano”. Il presidente ha parlato dei Patti Lateranensi e del Concordato, “collocato pienamente nel nuovo contesto democratico-costituzionale dell’Italia repubblicana” che aveva ritrovato l’unità dopo gli anni della guerra.

IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI

Proprio in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nel 2011, giunse al Quirinale quello che Napolitano definisce “il memorabile messaggio di Benedetto XVI”, il quale mise in evidenza “i due principi supremi chiamati a presiedere nelle relazioni tra Chiesa e comunità politica, quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione”. Il padrone di casa ha poi omaggiato l’ospite, sottolineando il “modo diretto” in cui il Papa “ha trasmesso a ciascuno di noi motivi di riflessione e di grande suggestione per il nostro agire individuale e collettivo. E lo ha fatto in questi mesi raccontando se stesso, dicendoci con sorprendente generosità e schiettezza molto della sua formazione, della sua evoluzione e della sua visione”. Una modalità di esprimersi che, dunque, “ha fatto capire la sua concezione della chiesa e della fede”. Ad aver colpito Napolitano, in particolare, è stata “l’assenza di dogmatismo, la presa di distanza da posizioni non sfiorate da un margine di incertezza e il richiamo a quel lasciare spazio al dubbio proprio delle grandi guide del popolo di Dio”.

NAPOLITANO, L’ITALIA E L’EUROPA

Netto e scontato il richiamo al Vaticano II inteso come “rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea”, e al fatto che “per reagire ai fenomeni di regressione e per far valere parametri ideali e morali irrinunciabili, resta fondamentale il ruolo dell’Europa, che si fonda storicamente e nelle sue odierne istituzioni comuni su quei valori di rispetto della dignità umana, di tolleranza, giustizia, solidarietà, che portano il segno del retaggio cristiano”. Chiusura obbligata con la politica nostrana, “esposta non solo a fondate critiche ma ad attacchi distruttivi”. Quanto “siamo lontani, nel nostro Paese, da quella cultura dell’incontro che Ella ama evocare, da quella sua invocazione dialogo, dialogo, dialogo!”, ha detto Napolitano.

LE PAROLE DEL PAPA

Francesco ha dapprima reso omaggio al capo dello Stato italiano, quindi ha ricordato la precedente visita nel palazzo del Quirinale da parte di Benedetto XVI. Nel suo intervento (letto dalla prima all’ultima riga, senza alcuna aggiunta rispetto al testo fornito precedentemente ai giornalisti), il Pontefice si è soffermato sul “momento attuale segnato dalla crisi economica che fatica a essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro”. E’ necessario, ha detto Bergoglio, “moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa”.

FRANCESCO E LA FAMIGLIA AL CENTRO

E tra le difficoltà sociali del tempo presente c’è la famiglia: “Con rinnovata convinzione – ha detto Francesco – la chiesa continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli e istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili”. E la famiglia, ha sottolineato il Papa, “ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione”.

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