Inizia oggi la “nuova avventura” di Filippo La Mantia, chef siciliano autodidatta con la passione per il rischio. Ha lasciato la cucina del Majestic di Roma nel luglio del 2013 e, dopo la televisione (Le Chef su La5) e un libro in uscita (“Il sapore delle passioni. La mia vita, le mie ricette“), ha deciso di ritornare tra i fornelli ma in un nuovo ristorante, il Jumeirah Grand Hotel Via Veneto sempre a Roma, che aprirà al pubblico il 7 dicembre.
Abbiamo chiesto all’oste cuoco (così ama definirsi) come si sente a iniziare questo nuovo percorso, quali sorprese ha in serbo e qual è la ricetta vincente del suo successo.
È agitato per il nuovo debutto o è sicuro di riuscire a far bene?
Mai essere sicuro, mai pensare a quello che è stato e soprattutto “ogni giorno e’ il primo giorno” questo è il mio motto. Ogni progetto ha un anima, una personalità, una strategia differente e soprattutto bisogna dare dignità e struttura alle nuove idee. Il mio progetto è amalgamabile a qualsiasi struttura ospitante e quindi credo che curando l’ambientazione e facendo attenzione che il cibo resti quello di sempre, non penso che avrò problemi a fare riadattare gli amici/clienti al nuovo progetto.
Poi, ovviamente, il verdetto finale spetta al commensale, se lui è felice lo sono anch’io, se dovesse accadere il contrario inizierei a farmi delle domande…
Sono previste delle sorprese, magari dei nuovi piatti, che poi faranno parte del nuovo menù del ristorante? Sappiamo che ha molti “famosi” estimatori – come Jovanotti, John Travolta, Rania di Giordania – pensa che ci sarà qualcuno di loro?
Da martedì 19 novembre inizierò con il breakfast ed il lunch. Sto sperimentando una nuova collocazione e ho voglia di vedere come si muove la gente all’interno del Jumeirah Grand Hotel Via Veneto. Bisogna guardare e trasformare il progetto in corso d’opera. Devo guardare e studiare.
Devo amalgamarmi completamente e devo diventare parte del luogo, solamente allora avrò la consapevolezza di come deve funzionare. Ogni luogo ha un’anima e bisogna entrare dentro per capirla a fondo.
Per quanto riguarda i clienti ‘noti’, non ho mai fatto caso ai ruoli sociali. Per me sono tutti uguali e vanno trattati con cortesia e gentilezza, a prescindere dai cognomi. Il cibo appartiene a tutti e va rispettato chi decide di avvicinarsi al mio progetto.
Inizierò la cena il 7 di dicembre e l’inaugurazione sarà a metà gennaio. Preferisco così per non inserirmi come evento in un periodo prefestivo dove a Roma c’è di tutto.
Ha condotto Le Chef insieme a Davide Oldani e alla fine del talent culinario il vincitore potrà fare uno stage nel suo ristorante, se lo vorrà. Come mai ha scelto di partecipare a questo programma su La5? Crede che dalla televisione sia possibile passare alla ristorazione vera e propria fuori dagli schermi?
Sinceramente ero contrario alla televisione. Ma, un giorno di aprile, un mio grande amico mi venne a spiegare che era un progetto tutto italiano, realizzato in parallelo da Mondadori e Mediaset e che avrei avuto la possibilità di fare un po’ quello che volevo, cioè me stesso. Oggi posso dire che mi sono divertito, ho collaborato con persone fantastiche, ho visto attraverso gli occhi dei concorrenti me stesso all’inizo di tutto e che tutto sommato come prima esperienza sta andando bene come ascolti.
Tutto questo avviene dopo anni di gavetta e di tanta fatica. Il messaggio che voglio mandare ai ragazzi che vogliono fare i cuochi per andare in tv è il seguente: non illudetevi, non forzate la mano, fate tanta gavetta ed imparate a fare un mestiere che di nome fa “passione” e non ”lavoro”. Forse poi vi arriveranno le proposte. Quindi queste esperienze vanno prese, da parte nostra, con le molle.
C’è qualcosa di particolare successo durante il programma televisivo che le ha fatto capire di preferire la vita dietro ai fornelli oppure, all’opposto, che la televisione potrebbe essere il suo futuro?
Non mi permetto mai di fare programmi futuri, non riescono mai. In questo momento fare il cuoco è quello che desidero di più in assoluto. Se alla gente piace quello che faccio continuo, ma se dovessi intuire che non sono più gradito, cambio. Quindi “work in progress”, sempre.
Ho sempre pensato che non bisogna prendersi sul serio, bisogna fare cose serie ma giocandoci sopra. Come fanno i bambini che, inconsapevolmente, si fanno amare, ma non lo sanno!
Nella sua vita non ha esitato a rischiare, così come in cucina, e in rete si può leggere che nel suo futuro ci sarebbero un libro (non di ricette) e l’apertura di un nuovo ristorante a Dubai. Quale altra sorpresa ha in programma?
Il mio peggior incubo è quello di fare annoiare le persone che mi seguono. Cerco sempre di fare divertire la gente attraverso il cibo. Il libro in uscita è una raccolta di pensieri, di gioie e di delusioni. Quando stai in mezzo a tutto devi aspettarti che la gente approfitti di quello che fai bene. Ma vado sempre avanti e nulla riuscirà a farmi cambiare strada e voglia di fare.
Il progetto Dubai, se lo farò, sarà una conseguenza di quello che sto per iniziare con una compagnia araba. Quindi internazionalizzare il mio progetto e permettere ai miei ragazzi di viaggiare e scambiare informazioni con i colleghi esteri. Proprio oggi la compagnia Jumeirah farà un comunicato internazionale dove annuncerà il mio inserimento ufficiale.
Quindi da oggi inizia una nuova era ed una nuova esperienza.