I consumi di energia calano superando gli obiettivi indicati dalla direttiva europea sull’efficienza energetica mentre gli impegni sulle fonti rinnovabili sono stati raggiunti con circa due anni di anticipo. Guardando oltre le apparenze però la notizia sembra non rivelarsi così positiva.
Dalla prima giornata di lavori della Quinta Conferenza Nazionale per l’efficienza energetica organizzata ieri dall’associazione ambientalista Gli Amici delle Terra e focalizzata sulla riduzione dei consumi energetici che sta interessando il nostro Paese e le nostre imprese, emerge un dato preoccupate: “La decrescita non è “felice” e il persistere della crisi economica in Europa non permette più un approccio superficiale ed ideologico alle politiche energetico-ambientali”, si legge in una nota dell’associazione.
LA VERA SFIDA
Rosa Filippini, Presidente Amici della Terra, intervenuta alla Quinta conferenza nazionale per l’efficienza energetica, ha sottolineato che “fuori dalla retorica della cosiddetta green economy, sono necessarie misure che consentano non solo alle piccole e medie imprese ma anche alla nostre grandi industrie energivore di recuperare competitività attraverso investimenti nella qualità ambientale e nell’efficienza energetica, sia dei processi produttivi che dei prodotti”. Per il presidente di Amici della Terra “la vera sfida di una politica ambientale avanzata non è chiudere o delocalizzare le produzioni difficili ma renderle ambientalmente sostenibili”.
Dal dossier sull’Efficienza Energetica presentato in conferenza è emersa inoltre la preoccupazione che, senza una revisione chiara delle politiche energetico ambientali, non si raggiungeranno gli obiettivi 2020.
IL CASO ITALIANO OLTRE LE APPARENZE
In Italia, gli indicatori scelti dall’UE per valutare il conseguimento al 2012 dei tre obiettivi 2020 (riduzione dei gas serra, riduzione dei consumi primari e penetrazione delle energie a rinnovabili), hanno fatto registrare nel 2012 per i consumi di energia primaria – l’indicatore scelto per l’efficienza energetica – una riduzione del 15% circa rispetto al –20% indicato come obiettivo per il 2020.
“Apparentemente – spiega Filippini – sembrerebbe un ottimo risultato ma l’andamento non è positivo come appare perché l’indicatore del semplice calo dei consumi non è adeguato: si rischia di contrabbandare gli effetti negativi della crisi come risultato delle politiche di efficienza energetica”.
GLI ERRORI SULLE RINNOVABILI
Per quanto riguarda l’obiettivo 20-20-20 sulle rinnovabili indicato dal piano di azione nazionale che prevedeva poco meno del 30% per il 2020, nel 2012, la loro penetrazione nei consumi elettrici ha raggiunto il 27,5% e, probabilmente, nel 2013 raggiungerà il 30% superando l’obiettivo della direttiva europea.
Secondo il dossier degli Amici della Terra anche in questo settore il nostro Paese ha commesso degli errori: “In Italia sono state privilegiate installazioni non competitive e poco efficienti come le torri eoliche e le grandi estensioni di fotovoltaico. Per questo è presumibile che ora, finiti i soldi per nuovi incentivi, si arresti anche il loro tumultuoso sviluppo. Non finisce invece il peso degli incentivi già assegnati sulle bollette degli italiani con l’effetto di aumentare il costo dell’energia elettrica delle famiglie e delle imprese per i prossimi venti anni, proprio nel momento culminante della crisi economica”.
GAS SERRA, I DUBBI MAGGIORI
L’obiettivo 2010 di riduzione dei gas serra, – 6,5% rispetto al 1990 – è stato conseguito solo nel 2012, con due anni di ritardo, nonostante il calo di consumi dovuto alla crisi economica. Per questo motivo è proprio sul raggiungimento dell’obiettivo di ridurre del 20% i gas serra che si nutrono i maggiori dubbi.
“Per poter conseguire il risultato di un calo del 20% al 2020 – spiega ancora Rosa Filippini – ci si dovrebbe, paradossalmente, augurare che la crisi si aggravi perché altrimenti la ripresa economica porterebbe con se un aumento più o meno accentuato di consumi di energia e di emissioni di gas climalteranti”.