Salvare il Guardasigilli Annamaria Cancellieri e mostrarsi alfieri della stabilità. E’ la risposta degli ex falchi pidiellini alla cena arcoriana tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, in cui il Cavaliere ha ribadito il suo concetto unitario per il battesimo della nuova Forza Italia, ricevendo però dall’ex delfino la consueta sottolineatura dei numeri. Ovvero che in caso di crisi di governo provocata dai lealisti, i numeri per far andare avanti il governo verrebbero trovati altrove. Un passaggio che non ha scomposto più di tanto Berlusconi, che avrebbe detto di non disdegnare una collocazione all’opposizione. Ecco che, quindi, in una giornata caratterizzata da una sorta di vittoria ai punti degli alfaniani (incassano un mezzo sì alla proposta di un doppio coordinatore sotto Berlusconi), i lealisti giocano d’astuzia e azionano la leva della tattica, così come d’altro canto fa regolarmente la fazione del vicepremier.
La mossa pensata da Raffaele Fitto (anticipata velatamente negli studi Rai di In mezz’ora domenica scorsa a Lucia Annunziata) ha un doppio effetto: da un lato disinnesca una mina precisa e insidiosa per il governo, che sul caso del ministro della Giustizia (cui oggi Il Fatto Quotidiano rammenta i presunti favori ottenuti trent’anni fa) deve già fronteggiare la scudisciata grillina; dall’altro fa capire che il terreno di scontro non è personale, contro Cancellieri, Letta o Alfano. Ma nel merito tecnico della Legge di Stabilità. Come dire che i fatti smentiscono una condotta da falchi che tale non è, mentre invece sarebbe utile concentrarsi sulle manchevolezze di una finanziaria che, per dirne una, non soddisfa nemmeno l’ex ministro Corrado Passera impegnato ieri ad annunciare il suo progetto politico.
Per cui da oggi i falchi non sono più tali e non solo in virtù di definizioni ornitologiche o giochini sulla stampa di titoli e catenacci, ma perché agiscono oggettivamente da responsabili e moderati. Basterà?
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