Qualcuno dice che Beppe Grillo stia andando a caccia di voti a destra. Ma ridurre a una mossa meramente elettorale le “amorevoli convergenze” parallele tra Silvio Berlusconi e il comico genovese potrebbe essere solo un’analisi superficiale. Perché le affinità su Porcellum, germanocentrismo, Usa e finanza targata troika sono evidenti già da tempo, con a fare rumore il silenzio di Grillo sul paragone fatto da Berlusconi tra i suoi figli e le vittime del nazismo.
LE SINTONIE FRA BEPPE E SILVIO
Non si era ancora sotto elezioni, che le scudisciate grilline contro lo strapotere della Cancelliera tedesca già facevano il tutto esaurito nelle piazze italiane e soprattutto in rete. Il mantra grillino era (ed è) che di solo rigore si muore, come il caso ellenico è lì a dimostrare in tutta la sua interezza e drammaticità, un passaggio su cui il fondatore del Pdl si era espresso già da tempo. Nella consapevolezza che una manovra impostata sic et simpliciter su tasse e balzelli (la battaglia sull’Imu ne è la prova provata), ma senza uno stimolo concreto alla ripresa, avrebbe solo acuito crisi e congiuntura negativa. Stimolo che, invero, avrebbe potuto prendere il nome di sforamento del tetto del 3% nel rapporto deficit Pil per quanto riguarda gli investimenti delle grandi opere. Ovvero una ariosa intenzione italica di incentivare la ripresa, da perseguire con cognizione economica. Ma il fronte berlusconiangrillino contro “la dittatura di Bruxelles” ha trovato un fiero oppositore nell’europremier Enrico Letta e nel suo governo delle larghe intese. Più volte sui mezzi di informazione, grillini e berlusconiani, si è sottolineata l’inopportunità della (rapidissima) visita di Letta a Berlino, con ancora calda in tasca l’investitura da parte del capo dello Stato.
LE CRITICHE AL GOVERNO LETTA-NAPOLITANO
Gli strali di Silvio e Beppe poi si sono concentrati sull’azione di governo, accusato costantemente di immobilismo su una serie di tematiche, in primis la politica fiscale e il welfare, come dimostrano gli attacchi praticamente quotidiani del capogruppo pidiellino alla Camera Renato Brunetta al ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni e le ironie grilline sul suo blog, che definisce il premier un ”capitan Findus” immobile e immobilizzato.
IL POST ANTI MERKEL
L’Italia è nelle mani di un “governo fantoccio” controllato dalla Germania, ha scritto il comico sul suo blog, facendo anche un parallelo tra Letta e Vintkoun Quisling, il leader filo-nazista norvegese durante la seconda guerra mondiale, il cui nome è diventato sinonimo di collaborazionismo. Nell’occhio del ciclone le politiche di austerità di ispirazione tedesca imposte all’Italia da parte dell’Unione europea con il peggioramento della recessione nel paese.
LA CONSONANZA ELETTORALE
La convergenza è proseguita anche sulla legge elettorale, in occasione del voto da parte della commissione di Palazzo Madama sull’ordine del giorno firmato Pd, Scelta Civica e Sel. Il sì è arrivato solo da undici componenti, contrari Pdl e della Lega (dieci), ma influenti sono state le quattro astensioni (al Senato sono praticamente dei voti contrari) proprio dei grillini.
FRONTE PRO AMERICA
In un post comparso sul blog del comico si riportava l’estratto di un articolo di Tim Worstall per Forbes, chiedendosi: la Google Tax è illegale? In sostanza i Cinque stelle hanno voluto inserirsi sul dibattuto (e criticato dal mondo liberista) emendamento proposto dai parlamentari piddì Ernesto Carbone e Francesco Boccia. L’obiettivo era di introdurre nel ddl Stabilità una norma che riguarda tutto il commercio online e prevede di applicare le tasse italiane, come ad esempio l’Iva, alle multinazionali che operano in Italia. Con la mannaia grillina che bollava il tutto con parole al vetriolo: “Questi politici sono davvero così ignoranti che non capiscono il sistema che loro stessi hanno costruito? O invece stanno solo sponsorizzando idee illegali per guadagno politico immediato?”. Passaggio su cui però si riscontra il parere positivo di almeno 70 parlamentari del M5S, in aperto contrasto con la linea del leader. Un po’ quello che sta accadendo in queste settimane nel Pdl, con un gruppo di dissidenti in guerra aperta con il capo. Un’altra affinità, ma questa volta con riverberi assolutamente impronosticabili.
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