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Nardella (PD): stadi calcio? vigileremo sul tema della speculazione edilizia

Fino ad oggi le ipotesi di legge sul tema “stadi” sono state inevitabilmente assorbite dal mondo del calcio, quando, invece, sarebbe molto più importante ragionare in modo più allargato, pensando all’impiantistica sportiva nella sua totalità. Puntando sul rigore, sull’etica e sulla trasparenza nelle regole applicate per il pubblico e per il privato.
Proprio partendo da quest’ultimo concetto è nata l’idea di un testo di legge presentata alla Camera dei Deputati da Nario Nardella (PD), affiancato da una serie di deputati di diversi partiti legati a vario titolo al mondo dello sport (tra questi anche Valentina Vezzali per Scelta Civica).
“E’ un disegno di legge per l’impiantistica sportiva”, precisa Nardella in esclusiva a Sporteconomy.it, “anche perché il calcio ha delle sue peculiarità difficilmente riscontrabili in altre discipline sportive, come, per esempio, il nuoto. Il dato di partenza è la gravità del problema impiantistica nel nostro Paese, perché siamo fermi a dati dei primi anni 2000. Non abbiamo una foto d’insieme puntuale dell’intero settore e in molte regioni, soprattutto del Sud Italia, c’è una vera e propria emergenza impiantistica sportiva.
Oltre a ciò bisogna ricordare a chi ci legge che le risorse pubbliche per l’impiantistica sono ormai ridotte al lumicino, soprattutto se guardiamo al futuro. Ecco perché appena terminate le ultime politiche abbiamo creato un gruppo di lavoro formato da esperti di diversi settori, per iniziare a lavorare ad un progetto di legge che possa migliorare questa situazione di difficoltà”.
L’idea guida del disegno legge “targato” Nardella è quella del project financing, così come è avvenuto nel caso dello Juventus stadium di recente.
“Il project financing è una garanzia sia per il privato che per il pubblico”, prosegue il parlamentare toscano del PD. “Il privato può contare sulla certezza delle procedure; il pubblico sulla imparzialità e sulla trasparenza. E’ un disegno di legge per strutture polifunzionali da costruire ex novo o da riqualificare. I privati potranno pensare di costruire per esempio stadi nuovi per sviluppare una serie di ricavi, oggi sottodimensionati (a partire dal ticketing), e accanto ci potranno essere una serie di attività correlate (servizi, eventi, attività commerciali e ricettive). Sicuramente non è previsto in alcun modo la possibilità di costruire immobili residenziali accanto allo stadio o all’interno del suo complesso. Abbiamo volutamente escluso la cosiddetta “clausola residenziale”. Vedremo adesso come si svilupperà il dibattito in Parlamento (si potrebbe arrivare ad una approvazione del testo entro la primavera del 2014). In sintesi è una grande opportunità per il pubblico e per il mondo del privato, ma non c’è spazio per speculazioni edilizie. Su questo voglio essere molto chiaro: non accetteremo blitz di alcun tipo anche se la via fosse quella governativa, rispetto alla iniziativa di tipo parlamentare. C’è la possibilità, da parte del governo Letta, di far approvare un provvedimento similare o complementare inserendo una serie di emendamenti all’interno della cosiddetta legge di stabilità, ma è chiaro che non ci possono essere intrusioni esterne sul tema della clausola residenziale (da noi esclusa categoricamente), perché su questo vigileremo con estrema attenzione”.Sul disegno di legge di Nardella, lo stesso ha “incassato” il beneplacet di diversi addetti ai lavori (come per esempio l’AS Roma o il presidente della Lega serie B, Andrea Abodi, che sta portando avanti da un anno il progetto della piattaforma “B Futura”).
Quindi sarà interessante monitorare il testo del provvedimento di Enrico Letta per capire (se e perché) sarà differente rispetto al testo di Nardella. Un testo quello di Nardella, molto rigoroso e che passa dall’idea che il provvedimento legislativo debba passare per i due rami del Parlamento (anche questa una grande novità per il Parlamento italiano che non legifera quasi mai). Sotto il profilo tecnico questa è la procedura base prevista: il privato presenta il progetto al comune di riferimento, che inizia l’iter, per poi confrontarsi con la regione per le competenze territoriali previste. All’interno della regione viene stabilito un unico responsabile del provvedimento, per arrivare poi anche ad una sola conferenza dei servizi. Grazie a questo nuovo modus operandi ci sarebbe un risparmio di tempo nella misura del 40% rispetto ai tradizionali tempi per la realizzazione di un impianto sportivo, ma soprattutto se la regione non dovesse rispettare i tempi il privato (in caso di assenza di giustificazioni appropriate da parte della PA) avrebbe diritto anche ad un risarcimento a tutela dei suoi interessi imprenditoriali.

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