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Papa Francesco e la rivoluzione (che non ci sarà) sulla famiglia

Dopo l’autorevole “contributo” del prefetto della congregazione per la dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, pubblicato un paio di settimane fa sull’Osservatore Romano, a fissare ulteriori paletti in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia in programma nell’ottobre del prossimo anno è giunto il commento del cardinale Peter Erdo, che del Sinodo è relatore generale. Presentando ieri in Sala Stampa vaticana il documento preparatorio, l’arcivescovo di Budapest – di orientamento conservatore e legato alla rivista Communio, la creatura di Joseph Ratzinger e Hans Urs von Balthasar – ha chiarito espressamente che non ci si dovrà attendere cambiamenti nella dottrina cattolica sulla famiglia: “Non abbiamo voglia di riaprire tutto il discorso sulla dottrina cattolica”.

Nulla sarà tralasciato, “non faremo gli struzzi”

Piuttosto, si tratterà di avviare nuovi atteggiamenti pastorali, perché “vogliamo guardare a tutte le situazioni”. Su questo punto si è soffermato in particolare mons. Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo: “Il Sinodo sarà un mettersi in ascolto dei problemi, delle attese che vivono oggi tante famiglie, direi a 360 gradi, senza fare lo struzzo su nessuna questione, senza mettere la testa nella sabbia su nessuna questione, manifestando alle famiglie anzitutto vicinanza e proponendo loro in maniera credibile la Misericordia di Dio e la bellezza del rispondere alla sua chiamata”.

Le domande sulle coppie omosessuali

Eppure, nonostante il cardinale Erdo rassicuri sul fatto che la dottrina non è oggetto di discussione, il questionario allegato al documento preparatorio rappresenta – quanto a contenuto dei quesiti posti – un’indubbia novità. Non ci sono tabù, nulla è taciuto. Quelle “problematiche inedite fino a pochi anni fa” sono illustrate in modo completo. Tra le trentotto domande, infatti, si affrontano anche argomenti sui quali la chiesa ha già avuto modo di esprimersi con chiarezza in passato. Si pensi, ad esempio, al punto numero 5, in cui si parla delle unioni di persone dello stesso sesso. “Qual è l’atteggiamento delle chiese particolari e locali sia di fronte allo stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?”. E ancora, “quale pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?”. Infine, la domanda forse più delicata: “Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini, come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?”. I figli tornano anche nella domanda successiva, quando si parla della loro educazione.

“Il Sinodo è dei vescovi, non dei laici”

A frenare su attese e speranze di cambiamenti epocali e di aperture storiche è anche il neosegretario del Sinodo, monsignor Lorenzo Baldisseri, che chiarisce come l’assise riguarderà i vescovi e non i laici. Questi ultimi potranno partecipare in qualità di uditori (e si attende un gran numero di donne), ma nulla di più. La loro opinione sarà importante nella fase preparatoria, quando anch’essi saranno chiamati a rispondere al questionario (scadenza ultima fissata a fine gennaio) finalizzato a redigere l’instrumentum laboris che sarà seguito nel prossimo ottobre. E’ chiaro, però, che la struttura sinodale subirà un profondo ripensamento. Non solo è al primo punto dell’ordine dei lavori della consulta degli otto cardinali consiglieri, ma è anche una volontà precisa del Papa. Lo stesso Baldisseri, ieri, ha chiarito che “l’idea è quella di rendere l’Istituzione sinodale un vero ed efficace strumento di comunione attraverso il quale si esprima e si realizzi la collegialità auspicata dal Concilio Vaticano II”.


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