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Viaggio fra i tradizionalisti ossessionati da Papa Francesco

Ai più conservatori o tradizionalisti l’esortazione di Francesco, “Evangelii Gaudium”, firmata domenica scorsa a conclusione dell’Anno della fede e svelata al mondo martedì, non è piaciuta. Basta dare uno sguardo a siti e blog che fin dal primo giorno di “regno” bergogliano non hanno nascosto perplessità e dubbi su quel gesuita preso alla fine del mondo che predicava la rivoluzione della tenerezza e l’attenzione ai poveri. Insomma, non serve scomodare il conduttore radiofonico americano Rush Limbaugh, che ha definito Francesco “un marxista”.

FRANCESCO CONTRO LA MONDANITA’ SPIRITUALE

A finire nel mirino, più che le posizioni su capitalismo ed economia, ai conservatori non è andato giù il riferimento al rafforzamento di poteri e funzioni delle conferenze episcopali, compresa qualche “autorità dottrinale“. C’è chi paventa il rischio di veder sorgere tante chiese autocefale, un po’ sullo stile ortodosso. Altro passaggio avversato è quello relativo alla condanna della mondanità spirituale, in cui il Pontefice fa rientrare anche coloro che “sono irremovibilmente fedeli a un certo stile cattolico proprio del passato”. In quel paragrafo (il numero 94), Francesco spiegava che “questa mondanità può alimentarsi specialmente in due modi profondamente connessi tra loro. Uno è il fascino dello gnosticismo, una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti”.

BERGOGLIO E QUEL “CERTO STILE PROPRIO DEL PASSATO”

L’altro, aggiungeva il Papa, “è il neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli a un certo stile cattolico proprio del passato. E’ una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che  che dà luogo a un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare”. E, più avanti, Francesco scrive ancora che “questa oscura mondanità si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di dominare lo spazio della Chiesa. In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia. In tal modo la vita della chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi”.

DECENTRAMENTO ANCHE DOTTRINALE?

Il blog Messa in latino pone innanzitutto l’accento sull’aspetto considerato più positivo: il no del Papa all’ordinazione delle donne prete: “Il vero sacerdozio è quello ministeriale ed è riservato agli uomini”. Poi, però si lascia spazio ai dubbi: “Pericolo per il decentramento di governo, di pastorale. E anche…dottrinale?”, si chiede il blog. I commenti sono quasi unanimemente critici verso il documento papale, accusato di essere “enciclopedico” e “confuso”.

CHE NE SARA’ DELLA CHIESA CHE ABBIAMO CONOSCIUTO?

Sul sito Fides ed Forma, il filologo Francesco Colafemmina parla di “incognita legata a questa azione del Papa che demolisce l’immagine, la struttura impalpabile del rapporto fra un Papa e la sua Chiesa così come l’abbiamo conosciuta”. Perché è certo – aggiunge Colafemmina – “che il mondo saprà accettare e avvicinare questa nuova chiesa ben diversa dalla precedente”. Il punto, la domanda cruciale è un’altra: “Resta da capire cosa ne sarà di quella chiesa precedente, se verrà rottamata diventerà difficile capire quale autorità possa avere una figlia che rinnega sua madre. Il Papa trasferisce tutto su un piano imprevedibile e spiritualmente indefinito, dove le strutture non servono più e l’autorità è ridimensionata”.

“SI E’ DIMESSO IL PAPATO”

Ancora più duro il sito Chiesa e post Concilio, che scrive: “Con Benedetto XVI si è dimesso il Papa e con Bergoglio si dimette il papato. L’Esortazione apostolica, a conclusione dell’Anno della fede, rischia di segnare la conclusione della fede cattolica apostolica romana”. Il documento, aggiunge il sito, “è infarcito di soggettivismo, sentimentalismo, confusione. Oltre alla dinamica evangelizzatrice di nuovo conio, che fa apparire come mai esistita la missionarietà da sempre appartenente alla chiesa, non c’è neppure un richiamo al magistero pre-conciliare”.


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