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PD: partito vero o clan in guerra fra loro?

La brutta storia del tesseramento manipolato nel PD sta mettendo a dura prova la credibilità dei dirigenti, è una pietra di inciampo molto seria. Si percepisce dalle notizie che filtrano che i veri danneggiati sono gli iscritti legittimi, i veri democratici del partito, sopraffatti da altri, fantasmi o dell’ultimo momento. Pare che le maggiori responsabilità siano dell’innovatore moralista Renzi, il quale predica bene e razzola male. Attraverso i suoi emissari periferici sta agevolando un sistema di adesioni al partito molto poco trasparente. Un tesseramento di per sé, così come concepito dalla dirigenza del PD, a dir poco discutibile. Non si è mai visto che un partito lascia aperte le porte delle iscrizioni fino al giorno prima del voto congressuale. E’ quasi paradossale. Verrebbe da dire con Zigmunt  Bauman un tesseramento liquido, che vale per quei pochi giorni in cui si celebra l’evento, poi uno può anche lasciare e andar via. Un partito che oggi c’è ma domani potrebbe non esserci più.
Esempio: il candidato X chiede a suoi amici di altra estrazione politica di tesserarsi per qualche giorno al PD, e al congresso votare per lui, senza rimetterci niente, al limite solo la passeggiata per andare al seggio e votare. Chi non farebbe un favore ad un amico?
Altro esempio: si sollecitano disoccupati, indigenti, extracomunitari bisognosi di soldi ad iscriversi al partito dietro compenso, essi accettano la mancia da un signore delle tessere chiamato Y in provincia di Vattelapesca, e votano per il clan del signor Y che ha fatto loro dono della mancia.
A questo punto nasce l’interrogativo: il vincitore eletto nel modo che abbiamo riferito quale base di legittimazione avrà? Sarà sempre il segretario degli imbrogli, un segretario fasullo, un segretario liquido come liquido è stato il tesseramento.
Molti, approfittando di questa circostanza poco chiara che sta vivendo il maggiore partito di sinistra, si azzardano a fare parallelismi con l’epoca democristiana del passato. Una comparazione ridicola. A Napoli nel 1978, annus horribilis della DC, non si contavano gli attacchi strumentali attraverso la stampa nazionale e locale ai leader democristiani napoletani per la manipolazione del tesseramento. Era stato ucciso Aldo Moro, Giovanni Leone si stava per dimettere da Presidente della Repubblica, il partito sbandava, i maggiori leader della provincia partenopea, avvertita la responsabilità del momento, andarono dal Segretario Nazionale del partito, il grande Zaccagnini, e decisero di tenere a Napoli città un tesseramento centralizzato, con regole severissime e controlli ferrei. Scomparvero le poche irregolarità e si ricostituì una legittima platea di iscritti che maturò il diritto ad esercitare l’elettorato sia passivo che attivo, ma solo dopo sei mesi.
Se c’è senso di responsabilità e si è certi che la casa può bruciare, tutti devono correre per evitare l’incendio.
La soluzione dell’intricata questione sarà paradigmatica: se si porranno immediati rimedi alle irregolarità o si continuerà a far finta di niente. Se prevarrà la seconda ipotesi, allora il PD è solo una accozzaglia di bande in guerra tra loro per spartirsi il bottino finale, e chiudere una storia malvagia e vile del post-comunismo in Italia tutta, nata e cresciuta sul giustizialismo.



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