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Pensioni, galline d’oro e sprofondi rossi

Somigliano a quelli che al mattino si stupiscono di svegliarsi uguali a come si erano coricati la sera precedente quanti criticano le dichiarazioni rese dal presidente del superInps Antonio Mastrapasqua nel corso dell’audizione presso la Commissione bicamerale.

LE PAROLE DELL’INPS
Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Il disavanzo dell’ex-Inpdap – lo ha chiarito Mastrapasqua – oltreché da aspetti di carattere strutturale, dipende da una legge che ha trasformato in anticipazioni di Tesoreria (e quindi in debiti dell’ente verso lo Stato) gli iniziali trasferimenti (e quindi crediti dell’Inpdap verso lo Stato) stanziati dalla legge Dini del 1995 a copertura dello stock delle pensioni degli statali, quando venne istituita la loro Cassa.

I VERI PROBLEMI
Ci sono però altri problemi di cui non risulta che Mastrapasqua abbia parlato con altrettanta preoccupazione. La crisi economica, ad esempio, ha prosciugato una delle due principali risorse che assicuravano l’equilibrio del bilancio dell’Inps: il saldo attivo (di circa 6 miliardi l’anno) della Gestione delle prestazioni temporanee che erogava, tra le altre prestazioni, anche quelle definite come ammortizzatori sociali.

L’ORO E SQUILIBRI
L’ultima “gallina dalle uova d’oro” sopravvissuta è la Gestione separata (cocopro, partite Iva, ecc.) con un avanzo d’esercizio di circa 8 miliardi che viene utilizzato per coprire i deficit di altre gestioni in particolare di quelle dei lavoratori autonomi. E’ un problema molto serio quello degli squilibri strutturali delle casse dei coltivatori, artigiani e commercianti. Per affrontare e risolvere tale problema non basterà l’incremento dei contributi disposto dalla riforma Fornero. Poi non è sicuramente una buona politica quella di cercare uno stentato equilibrio tra entrate contributive e prestazioni aumentando le prime anziché diminuire la spesa.



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