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Pensioni: Il “caso” Marco Liguori e il buco nella normativa ideata dal Prof. Amato

Storie italiane di ordinaria follia, a partire da leggi/provvedimenti totalmente vecchi, obsoleti e assolutamente non in linea con le problematiche della gente comune. Il tema è quello annoso della previdenza, perchè, alla fine, chi lavora contribuisce con i propri contributi a pagare le pensioni di chi ha maturato il diritto a goderne.

Questo è il principio-base, però, da un po’ di tempo nel sistema pensionistico italiano andare appunto in pensione (e magari riceverla) è diventata una vera e propria impresa. Ne sanno qualcosa gli esodati dell’ex ministro Fornero (una situazione imbarazzante a priori), ma anche chi come il giornalista campano Marco Liguori, ha avuto la malaugurata idea di chiedere un giorno di poter godere della pensione minima quando avrà maturato il tempo per goderne, perchè incredibilmente ha scoperto che c’è un “barbatrucco” e tutti (incluso l’INPGI – l’istituto di previdenza dei giornalisti) cercano di scansare l’impegno o le eventuali responsabilità.

Il problema a monte è la “legge sulla totalizzazione”, che prevede che si può riunire ai fini dell’erogazione della pensione i contributi versati a diverse gestioni previdenziali, anche se dello stesso ente (Inps o Inpgi). Nel caso, però, in cui si effettuino versamenti alle suddette gestioni nello stesso periodo non valgono per il conteggio della pensione. Però, considerato che esiste un divieto di versare (contemplato dalla finanziaria 2001 del governo Amato) gli istituti di previdenza se li trattengono e non li restituiscono.

I soldi sono dei lavoratori che li versano, né dello Stato e né degli enti previdenziali”, ha spiegato a Formiche Marco Liguori, balzato alle cronache dopo che la sua storia è stata raccontata nello spazio “lettere al direttore” del quotidiano “Libero“, diretto da Maurizio Belpietro.

Insomma storie di ordinaria follia, che speriamo possa essere risolto, magari attraverso l’intervento dell’INPGI nei confronti delle istituzioni competenti.

“…Sono un giornalista senza lavoro decentemente retribuito e senza diritto alla pensione: per la precisione, è un mio diritto negato dall’istituto della “totalizzazione”. Ho inviato all’Inpgi (Istituto previdenza giornalisti) una richiesta per la pensione minima per lettera raccomandata il 27 maggio scorso: attraverso il ricorso alla totalizzazione dei miei contributi Inpgi (16 anni e 8 mesi) e quelli Inps (3 anni e 5 mesi, maturati attraverso un Cococo) arrivo ai 20 anni per la minima. Mi è stato risposto il 21 giugno scorso che non ne ho diritto: non posso ricorrere all’istituto della totalizzazione perché poiché i periodi contributivi sono coincidenti, secondo quanto stabilito dalla legge 23 dicembre 2000 e successive. Grazie a questa norma iniqua e incostituzionale ho sostenuto con i miei versamenti la spesa previdenziale senza ricevere nulla in cambio. Non si capisce perché se esiste un divieto, non sia previsto un blocco al versamento dei contributi. Questa legge va cambiata, anche perché in un periodo di crisi come quello attuale chi ha ad esempio due Cococo, con retribuzioni da fame, facenti capo a due gestioni diverse non riceverà un centesimo per la pensione. Ministero del Lavoro e Parlamento se ci siete battete un colpo!”
Marco Liguori – Napoli

 

 

 

 

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