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Renzi contro Google

Matteo Renzi lancia l'”offensiva” a Google. In senso metaforico, s’intende, perché è impossibile non notare che arriva proprio da due sostenitori del sindaco di Firenze l’idea di una tassa destinata alle multinazionali del web.

I DUE “RENZIANI”
Il primo, Ernesto Carbone, renziano della prima ora; il secondo, Francesco Boccia, lettiano di stretta osservanza eppure “grande elettore” di Renzi alle prossime primarie per la segreteria del Partito Democratico (e “pontiere” tra le due correnti, come spiega Daniele Bellasio sul suo blog).

POCHI INTROITI
Il tema, da tempo all’attenzione di organismi internazionali, compresi Bruxelles e diversi Stati membri, ha fatto breccia così anche in Italia.
Pagare le tasse a Dublino, viste le differenze di aliquote, significa risparmiare molti soldi. E, complice la crisi economica, su questo tipo di vicende ha posto l’accento anche il recente G20.
Con la sede in Irlanda – per fare un esempio – Google è riuscita finora a versare “solo” un milione e ottocentomila euro nel 2012, a fronte di una raccolta pubblicitaria in Italia stimata intorno ai 700 milioni di euro. E così Facebook che dichiara un giro di affari in Italia di soli tre milioni di euro (pagando poco più di 131mila euro di tasse), ma in realtà avrebbe una raccolta pubblicitaria tra i 35-40 milioni di euro.

LA PROPOSTA DI BOCCIA
Ma cosa prevedono le soluzioni “renziane”? In particolare Boccia, presidente della commissione Bilancio alla Camera, scrive Il Sole 24 Ore, ha presentato all’assemblea del gruppo PD, il 30 ottobre scorso, una proposta che mira a tassare i profitti dei colossi della Rete derivanti dalla pubblicità on line sul territorio italiano, soprannominata per l’appunto “Google tax“. In realtà la norma toccherebbe tutte quelle multinazionali che operano in Italia e che dovranno pagare le tasse nel nostro Paese in misura proporzionale al fatturato. Ovvero, un’azienda che fattura 600 miliardi e in Italia ne ricava 30 (quindi il 5%), dovrà pagare nel nostro Paese il 5% di imposte. Ciò contribuirebbe a sanare una situazione anomala, che il parlamentare pugliese aveva già denunciato lo scorso anno.

L’EMENDAMENTO DI CARBONE
Altra tempistica ma stesso principio, invece, per l’emendamento al disegno di legge Delega fiscale, approvato all’unanimità dalla commissione Finanze della Camera, che aveva per primo firmatario Carbone. Per entrare in vigore richiede un futuro decreto legislativo del governo, mentre l’emendamento di Boccia sarebbe immediatamente applicabile, una volta approvata la legge di stabilità. Il gettito previsto è di circa un miliardo l’anno, una cifra che potrebbe immediatamente “irrobustire” il taglio al cuneo fiscale richiesto da Confindustria e parti sociali.



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