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Assad ha ricevuto petrolio dall’Iraq

siria

Il governo siriano avrebbe ricevuto notevoli quantitativi di petrolio iracheno negli ultimi nove mesi, attraverso operazioni commerciali coperte, per aggirare le sanzioni occidentali. Il governo di Assad, è stato infatti inserito nella black list commerciale, da parte delle potenze occidentali, circostanza che lo avrebbe portato a fare affidamento unicamente sull’Iran – storico alleato strategico – come fornitore di greggio.

Ma da quanto emerso da un’inchiesta Reuters pubblicata in questi giorni, si dimostrerebbe che l’Iran non agisce da solo: sarebbero state decine, per milioni di barili, le spedizioni consegnate al governo di Assad da navi iraniane (si tratterebbe delle petroliere Carmelia, Daisy, Lantana e Clove) contenenti petrolio proveniente dall’Iraq.

Il commercio sarebbe avvenuto attraverso società private egiziane e libanesi – che hanno subito negato il proprio coinvolgimento, anche perché i governo locali avevano imposto limitazioni ai rapporti con la Siria.

Le fonti anonime contattate da Reuters, avrebbero fornito una cache di documenti in cui sono registrate fatturazioni per centinaia di milioni di euro, molte passate attraverso il pagamento di un fedelissimo degli Assad, Ayman Jaber. Il petrolio veniva rivenduto alla Siria, a prezzi più alti di quelli di mercato – probabilmente come contropartita economica per il rischio.

Ayama Jaber, è un ricco imprenditore siriano, finito lui stesso nella lista nera delle sanzioni di Stati Uniti e Ue, accusato dal Tesoro americano di aver coordinato i finanziamenti statali della milizia por-Assad Shabiha nel porto di Latakia.

La Siria tra il febbraio e l’ottobre di quest’anno, ha importato intorno ai 17 milioni di barili di greggio: di questi circa la metà ha provenienza iraniana, l’altra proviene dagli spostamenti coperti dal porto egiziano di Sidi Kerir. Del carico si sarebbe occupata la Tri-Ocean Energy, società con sede al Cairo, mentre dell’organizzazione della spedizione la libanese Overseas Petroleum Trading. Entrambe le società sono già inserite nelle black list internazionali: l’egiziana per violazioni per i rapporti con l’Iran, la Opt per aver avuto precedenti rapporti commerciali con la Systrol, la compagnia petrolifera statale siriana.

Nessuna società coinvolte, né tanto meno il governo iracheno hanno commentato i documenti presentati da Reuters, ma la conferma della notizia, produrrebbe implicazioni che potrebbero modificare i rapporti della Siria con gli altri Paesi mediorientali.


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