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Chi gioisce e chi no per il regolamento dell’Agcom

A solo due giorni dal voto del nuovo regolamento dell’Agcom sulla tutela del diritto d’autore in Rete regna la confusione. Tra commissari che assicurano sull’assenza di controllo su soggetti che non siano i provider ed esperti che hanno segnato in calendario sulla data di ieri la fine della democrazia digitale. Emanato a dieci anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo 70 del 2003 da cui si ispira, il Regolamento dell’Autorità sul diritto d’autore entrerà in vigore a fine marzo 2014.

CHI ESULTA
Il varo delle nuove disposizioni, che prevedono la possibilità di segnalare all’Agcom le violazioni commesse in Rete e la successiva rimozione e/o disabilitazione all’accesso (LEGGI COME FUNZIONA IL MECCANISMO), ha fatto esultare i produttori di contenuti e le Associazioni dei diritti d’autore.
Una “soluzione di grande equilibrio e trasparenza”, per il presidente della Federazione editori, Giulio Anselmi, “Un primo risultato nel segno della legalità, dell’educazione dei consumatori, della valorizzazione dell’industria culturale italiana”, per il presidente della Siae, Gino Paoli.
Soddisfazione viene espressa anche dalla Federazione degli Editori Musicali: “Riteniamo che il complesso percorso di analisi e approfondimento che Agcom ha svolto  – spiega la Fem – possa  bloccare chi fino ad oggi si è arricchito illecitamente alle spalle dell’industria culturale“.
In linea anche Agis e Anec, Associazione Generale Italiana Spettacolo e Associazione Nazionale.

IL PATTO DI CONFINDUSTRIA DIGITALE
Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, spiega in una nota che il nuovo regolamento permetterà di contrastare l’illegalità diffusa a un patto, quello di “intervenire su alcuni meccanismi di funzionamento che, se non modificati, rischiano di compromettere l’efficacia delle procedure. Fra questi, in particolare, vi è la prevista rimozione selettiva dei contenuti di un sito da parte di soggetti diversi dal content provider, che appare di difficile applicabilità”.

SBILANCIAMENTO E ALLARMI
Il lungo elenco di festeggianti potrebbe portare ad una costatazione, quella che Fulvio Sarzana, avvocato e blogger esperto di tematiche legate alla Rete, scrive sul suo blog: “Il regolamento è completamente sbilanciato a favore delle grandi lobby dell’intrattenimento, dell’editoria, ma anche del software”.
L’Agcom, che Sarzana da ieri definisce come la signora incontrollata del web, estenderebbe in realtà a tutti i soggetti del web, italiani ed esteri le nuove norme. L’esperto elenca le novità apportate rispetto alla bozza del regolamento: “l’Agcom potrà ordinare la disabilitazione all’accesso anche per un sito italiano, con la scusa che l’Unione europea non sarebbe convinta della distinzione tra siti esteri e siti italiani”. Tra le novità della nuova versione del Regolamento l’avvocato spiega che qualsiasi file presente sul web rientrerebbe tra quelli perseguibili: una fotografia, un software, articoli e frammenti  di opere e sottolinea come “non sia stato previsto alcun onere economico a carico di chi segnala né vi è, come avviene per la procedura del notice and take down vero – quello americano – (non il notice all’amatriciana a beneficio delle lobby), alcuna conseguenza per chi segnala falsamente”, scrive Sarzana.

VIOLAZIONI A CARO PREZZO
L’avvocato e blogger dell’Espresso e del Fatto quotidiano, Guido Scorza, dopo aver confermato che il Regolamento riguarda tutte le condotte di violazione dei diritti d’autore online, piccole o grandi che siano informa su una nuova norma “infilata a mo’ di panino nel Decreto “Destinazione Italia””: “La norma – scrive Scorza su l’Espresso – dice più o meno che chiunque voglia utilizzare – in senso molto lato ovvero anche semplicemente linkare – un contenuto di matrice giornalistico-editoriale deve prima raggiungere un accordo commerciale con il titolare dei diritti e che se non riesce a raggiungere tale accordo, a determinare il giusto prezzo ci penserà – udite, udite – l’Autorità Garante per le comunicazioni”.

E così in poche settimane, scrive Sarzana “l’Authority ha imposto di riscrivere secoli di storia della politica e del diritto costruiti attorno all’idea della necessaria separazione tra il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario”.

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