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Fondazione Alleanza Nazionale, tutti contro tutti

Lite nella fondazione di An: è tutti contro tutti. Rita Marino, ex storica segreteria di Gianfranco Fini, chiede verifiche formali sui movimenti di conti. Il sospetto è che parte dei 29 milioni presenti nella “pancia” dell’istituto siano stati oggetto di decisioni poco trasparenti. Il sasso viene lanciato, in uno stagno già scosso da dissidi politici e personali, a pochi giorni dall’assemblea di tutti i soci della Fondazione di Alleanza Nazionale convocata per il 14 dicembre.

DENUNCIA
Nessuna archiviazione, soprattutto dopo la denuncia di Rita Marino circa la controversa gestione della Fondazione di Alleanza Nazionale. Ma se da un lato il presidente della fondazione, l’ex senatore Franco Mugnai, ostenta sicurezza, dall’altro il gip che si occupa del caso Anna Maria Fattori ha disposto altri controlli incrociati sui movimenti bancari. Ma Mugnai giustifica le voci di uscite con i pagamenti ai ben 47 dipendenti del Secolo d’Italia, compresi alcuni ex deputati non rieletti a febbraio che in quanto in aspettativa sono tornati a libro paga dello storico quotidiano di via Della Scrofa. Ma 47 non sono un po’ troppi, si interroga Francesco Storace?

STORACE NON CI STA
Perché non sono stati messi in line i rendiconti di quelle spese, si chiede Francesco Storace, fondatore con Roberto Menia e Adriana Poli Bortone del Movimentoxlalleanzanazionale? L’ex governatore del Lazio, dalle colonne del Giornale, propone di chiudere le fondazioni, “anche perché da tempo diciamo che le fondazioni sono un modo per aggirare i futuri paletti sul finanziamento ai partiti, questi soldi non servono alla politica. Ho fatto il ministro e il presidente di Regione. Faccio politica da sempre e non mi sono mai servito di una fondazione”.

PROPOSTA
E propone di devolvere i fondi ricavati dall’alienazione di quei denari alle famiglie delle vittime del terrorismo, dal momento che la fondazione si regge sui rimborsi elettorali di An e sul patrimonio del Msi. Quest’ultimo ne conta 27 vittime negli anni di piombo. Per questo apre un fronte di convergenza con la proposta avanzata tempo fa dall’ex ministro delle Comunicazioni, l’ex aenne Maurizio Gasparri, ora passato in Forza Italia assieme al “gemello” Matteoli.

APPUNTAMENTO FINALE
Ecco che allora l’appuntamento del prossimo 14 dicembre avrà il sapore di un possibile redde rationem, con presenti alcuni esponenti ex finiani come Carmelo Briguglio e Italo Bocchino (ora responsabile dei rapporti istituzionali del gruppo Romeo e fresco cessionario del marchio “Nuovo Centrodestra” registrato nel 2011 al vicepremier Angelino Alfano). Ma quella data ha anche un altro significato, perché cade nell’anniversario dello strappo di Fini contro Berlusconi. L’assemblea potrebbe però anche decidere di resuscitare il simbolo anche se lo stesso Mugnai nelle scorse settimane aveva invitato formalmente (diffide a mezzo stampa) a non usarlo, che però dicono in molti appartiene ad un popolo e non a quattro mura o ad alcune carte bollate.

 


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