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Yemen, gli attacchi con i droni avvicinano la popolazione ad al-Qaeda?

Negli ultimi due giorni (esattamente il 10 e il 12 dicembre) sono stati effettuati due attacchi aerei in due diverse aree dello Yemen, con ogni probabilità – in base a quanto riportato da fonti locali – ad opera di droni statunitensi. Il primo, è avvenuto martedì 10 dicembre ed è stato effettuato nella provincia di Hadramawut: ha avuto come obiettivo un veicolo all’interno del quale – conferme arrivano da Associated Press – viaggiavano tre soggetti affiliati alla locale cellula qaedista. In quello di giovedì 12, nei pressi della città di Radda (provincia meridionale di Abyan), è andata diversamente e gli obiettivi militari della missione, non sarebbero stati centrati: è stata colpita una serie di auto scambiate per un convoglio di terroristi in spostamento, mentre invece si sarebbe trattato di un innocuo corteo nuziale – i morti accertati sono più di dieci, BBC dice 13, Reuters 15, addirittura il Los Angeles Times 17, comunque sembrerebbero tutti civili. Se fosse confermato, si tratterebbe del peggiore – in termini di dimensioni dell’errore – dell’intero anno.

Non è la prima volta che gli attacchi con i velivoli a controllo remoto, colpiscono obiettivi errati e soprattutto, producono vittime civili. Secondo un reportage uscito in queste ore, a firma della corrispondente Reuters Yara Bayoumy, la situazione nel Paese starebbe un po’ uscendo di mano alle forze americane – mettendo fortemente in discussione la validità del “Drone program” con cui stanno operando la lotta al terrorismo nell’area, e non solo.

Da quanto raccontato da Bayoumy, sembrerebbe che gli esiti negativi degli attacchi – o parzialmente negativi – che hanno portato alla morte di civili, starebbero avvicinando la popolazione ai gruppi qaedisti. La presenza di al Qaeda nel paese è molto radicata, specialmente nelle regioni meridionali, roccaforti del filone yemenita dell’organizzazione terroristica  – l’Aqap (al Qaeda nella Penisola Araba) ,- considerato uno dei più attivi e pericolosi nel mondo: c’è addirittura chi, nella provincia di Albyan, sostiene che quando i militanti controllavano la zona (2011) si viveva meglio – «la gente aveva più accesso ad acqua ed elettricità» ha detto una donna a Bayoumy.

Abularazzaq al-Jamal, un giornalista locale, ha raggiunto e intervistato alcuni membri dell’Aqap, i quali hanno ammesso che qualche componente del gruppo è stato ucciso durante gli attacchi, tuttavia gli stessi miliziani sembrano consapevoli che il clima di paura diffusa tra la gente (la possibilità di finire vittima di attacchi errati, le molte vittime civili, l’ingerenza e la violenza straniere nel proprio territorio) stia contribuendo ad aumentare la condivisione delle loro visioni. Sarebbero molti a contenere tra i dati dei propri telefoni cellulari, discorsi e video in cui viene spiegata l’ideologia qaedista.

L’uso dei droni è ampiamente sostenuto dal governo yemenita: a settembre, proprio a Reuters, il ministro degli Esteri Abu Bakr al-Qirbi aveva dichiarato che gli attacchi sono un «male necessario» e che si tratta comunque di «una questione strettamente limitata» – sebbene in realtà siano più che raddoppiati, passando da un numero di 13 a 28, tra il 2011 e il 2012.

Da quanto emerge dal reportage di Bayoumy, sull’appoggio del governo al programma, si apre anche un altro aspetto che sta ulteriormente facilitando l’avvicinamento degli abitanti alle posizioni di al Qaeda. Molti salafiti – seguaci di una forma molto rigorosa dell’Islam sunnita – starebbero protestando anche perché le attività militari yemenite, dovrebbero concentrarsi maggiormente sui ribelli sciiti Houthi, che con le loro attività di opposizione, stanno combattendo il governo da anni e che nei loro discorsi inneggiano spesso contro l’America e Israele.

Ma il “Drone program” continua ad attirare perplessità anche al di fuori dello Yemen: in America, sono gli stessi democratici, compagni di partito dell’invece convintissimo Obama, a iniziare a farsi sentire. Il rappresentate dem della Florida Alan Grayson, ha detto a Reuters che secondo analisi a sua disposizione, fornite da un funzionario americano che ha operato nello Yemen, «ogni morte [civile] per i droni, comporta da 50 a 60 nuove reclute per al Qaeda» ed ha definito il programma «inefficace».

Di fronte alla mobilitazioni e alla sollecitazione di diversi gruppi internazionali per i diritti umani, tempo fa il Comitato Intelligence del Senato degli Stati Uniti aveva programmato un piano per garantire una maggiore sorveglianza sugli attacchi droni, compresa una contabilità pubblica annuale delle vittime. Ma a fine novembre, la Camera dei Rappresentanti ha votato contro tale mossa, ritenendola controproducente.



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