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Gli errori della guerra contro la pirateria

Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

Inizia l’anno sesto dell’era della pirateria somala, considerata ancora una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Cds) rinnova per altri 12 mesi l’autorizzazione alle operazioni di contrasto, iniziate nel 2008, con la risoluzione 2125 (2013). Il nuovo testo rappresenta una summa di tutte le precedenti risoluzioni.

Non vi sono novità, ma le lacune della Somalia nello sradicare il fenomeno sono indicate come uno dei motivi della proroga del regime coercitivo; peraltro alcune delle materie trattate riguardano, sia pur di riflesso, l’India relativamente alle sue posizioni sul caso dei due marò italiani.

Il Cds sottolinea la primaria responsabilità della Somalia nel contrasto della pirateria, sollecitandone l’azione nel campo giudiziario e della sorveglianza degli spazi marittimi. Alle autorità somale viene richiesto di emanare leggi antipirateria e costituire -anche a livello regionale – tribunali specializzati.

AZIONE NAVALE
Fondamentale è ritenuto il rafforzamento delle capacità marittime incentrate su controllo delle acque costiere ed effettiva operatività della Zona economica esclusiva (Zee) di 200 mg. per la protezione di pesca e ambiente.

Il ritardo della Somalia nel fronteggiare la rete criminale della pirateria è alla base della richiesta del Cds di procrastinare l’impiego dei dispositivi navali di Ue, Nato e coalizione a guida Usa (cui ha aderito anche il Giappone), nonché dei paesi come Cina, Russia e India che agiscono autonomamente.

Nell’ultimo anno gli attacchi sono stati pochissimi. Nonostante il rilevante onere finanziario delle attività militari (circa 1 miliardo di dollari nel 2012), il pattugliamento è ritenuto ancora essenziale per evitare possibili recrudescenze.

Nell’ultima plenaria di Gibuti, il Gruppo di contatto delle Nazioni Unite sulla pirateria (Cgpcs) ha espresso identiche valutazioni sull’insostituibilità del contrasto in mare sino a che non sarà smantellata la rete degli affari legati alla pirateria.

A tal fine è ritenuto fondamentale il ruolo del Gruppo di lavoro a guida italiana sui flussi finanziari (Wg5) dedicato appunto all’interdizione delle attività illecite e del riciclaggio dei proventi.

PROTEZIONE ARMATA MERCANTILE
Nel preambolo della risoluzione, il Cds prende nota del fatto che gli stati, per la protezione del naviglio di bandiera in navigazione nella zona ad alto rischio (Hra), possono avvalersi sia di nuclei militari sia di “privately contracted armed security personnel” (Pcasp).

L’approccio pragmatico del Cds è analogo a quello seguito dal nostro paese nell’adottare la soluzione duale regolamentata dalla legge 130/2011. In proposito va ricordato che, mentre continuano le scorte di personale della Marina militare ai nostri mercantili, di recente è stato autorizzato per la prima volta l’imbarco su una nave italiana di un nucleo di “guardie giurate” private.

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Fabio Caffio è Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto di diritto internazionale marittimo.



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