A Taranto nell’enorme impianto dell’Ilva tuttora in esercizio è in corso il più vasto programma di risanamento ambientale che la storia d’Italia ricordi. Il Siderurgico torna così alla ribalta nazionale soprattutto per il piano di investimenti in via di realizzazione da 2,4 miliardi di euro per l’attuazione dell’Aia, mentre continua a produrre e ad esportare, sia pure in quantità inferiori rispetto allo scorso anno, occupando 11.409 addetti diretti ed altre migliaia nell’indotto.
I PROVVEDIMENTI AVVIATI
Peraltro il recente decreto legge 136 recante “Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate” ha stabilito che i fondi della società – posti sotto sequestro dal Gip per garantire il principio di precauzione – siano invece destinati agli imponenti lavori di ambientalizzazione della fabbrica. Al riguardo, è opportuno che l’opinione pubblica del Paese sappia che molti interventi di bonifica nel sito previsti dall’Aia sono già in via di attuazione – verificati periodicamente nel loro stato di avanzamento dall’Ispra – mentre altri, come ad esempio la copertura degli enormi parchi minerali primari affidata alla Cimolai, risultano in fase di avanzata progettazione, non essendovi precedenti al mondo per lavori di questa tipologia e dimensione.
FINANZIAMENTO DIFFICILE
Il Commissario Bondi e il Subcommissario Ronchi, dunque, ai sensi delle ultime leggi sull’Ilva, stanno lavorando con grande impegno per sperimentare nuovi processi produttivi, mettere a punto ed avviare i piani di ambientalizzazione, collaudare il team tecnico-manageriale per la bonifica degli impianti – rafforzato anche con l’assunzione di 15 giovani ingegneri – e acquisire le ingenti risorse finanziarie necessarie per gli interventi, dal momento che le attività correnti della fabbrica non assicurano per intero quelle necessarie sia per garantirne l’esercizio e sia per finanziare le bonifiche. Ma qualcuno pensa che sia tutto facile e che, ad esempio, i finanziamenti si ottengano per il solo fatto di richiederli? Gli Istituti di credito, amministrando beni di terzi, sono vigilati dalla Banca d’Italia con le direttive di Basilea III, e non possono perciò erogare prestiti senza precise garanzie e presumibile certezza di rientro, soprattutto quando sono già esposte con l’azienda e il Gruppo di appartenenza.
LA PRODUZIONE RIPRENDE
Le innovazioni sulle fusioni sperimentate con il supporto del Politecnico di Milano e finalizzate a ridurre l’impiego del coke, sono incoraggianti contenendo l’impatto ambientale, mentre sotto il profilo occupazionale, secondo alcune anticipazioni del piano industriale – non ancora compiutamente definito in attesa dell’approvazione preliminare di quello ambientale – dovrebbero comportare pochi esuberi da riassorbirsi in altri reparti. Le commesse sono riprese da luglio, e solo un contingente limitato di dipendenti, ben inferiore alle 3.640 unità concordate con i Sindacati, è ad oggi in contratto di solidarietà. A fine anno la produzione, realizzata con gli altiforni 2, 4 e 5, dovrebbe attestarsi a 6,2 milioni di tonnellate. Oggi all’Ilva nei vari cantieri sono al lavoro 98 aziende dell’indotto di primo libello, con un impiego di circa 1.500 unità.
VIA ALLE BONIFICHE
Anche le bonifiche esterne nei quartieri interessati dall’inquinamento stanno partendo, mentre oltre a quello di Milano anche il Politecnico di Torino sta partecipando con il suo potenziale di ricerca applicata alla mappatura degli inquinanti nella fabbrica. La Regione Puglia a sua volta – che ha lavorato da anni con le sue leggi per favorire il miglioramento ambientale del Siderurgico, sempre difendendone però l’occupazione – ha finanziato la costruzione di un nuovo ospedale nella città per rafforzarne i presidi sanitari e curare le patologie da inquinamento.
A Piombino, diecimila persone in piazza hanno difeso nei mesi scorsi l’altoforno della Lucchini, a rischio di spegnimento, con la perdita di 3.000 occupati diretti. Ma a Taranto che accadrebbe se si profilasse la chiusura dell’Ilva ? Con i Sindacati e le migliaia di operai con le loro famiglie, si mobiliterebbe la stragrande maggioranza (sinora silenziosa) degli abitanti che non amano le indignazioni d’ufficio e che hanno in gran parte disertato il referendum cittadino dell’aprile scorso sulla chiusura del sito, o della sua area a caldo, quando ha votato poco meno del 20% degli aventi diritto.
GIGANTE MONDIALE
Lo stabilimento siderurgico del capoluogo ionico – che per numero di addetti è la più grande fabbrica manifatturiera d’Italia – è stato classificato dal Parlamento con la legge 236/2012 impianto “di interesse strategico nazionale” perché è un pilastro dell’economia regionale, meridionale e nazionale, cosicché la sfida della sua ambientalizzazione coinvolge anche grandi fornitori dei nuovi asset tecnologici necessari per raggiungere l’ambizioso obiettivo.
Infatti i massicci lavori in corso o previsti nel sito e nel porto adiacente – ove alcuni sporgenti sono asserviti esclusivamente alle movimentazioni dell’Acciaieria – vedranno impegnate a vari livelli, accanto alle Pmi locali, soprattutto big player mondiali delle forniture per la siderurgia, come ad esempio la Siemens Metal Technologies, e dell’impiantistica come la friulana Cimolai. La sfida ingegneristica per ambientalizzare uno dei maggiori impianti del mondo dunque è in corso e non consente ad alcuno di affermare che l’Ilva è oggetto solo di gravi questioni giudiziarie.
Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia