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Le prossime sfide per l’Ilva di Taranto

Ora che la Cassazione ha annullato senza rinvio il sequestro di 8,1 miliardi nei confronti della Riva Fire, società controllante dell’Ilva, disposto nella scorsa primavera dal Gip di Taranto e confermato dal Riesame, l’opinione pubblica nazionale si concentri su quanto sta realmente avvenendo nella più grande fabbrica manifatturiera d’Italia ove è in corso il più vasto programma di risanamento ambientale di un sito industriale che la storia d’Italia ricordi.

INVESTIMENTI

Sono in corso infatti investimenti per 2,4 miliardi di euro sino al 2015 per l’attuazione dell’Aia, mentre si continua a produrre e ad esportare, sia pure meno rispetto allo scorso anno – causando una flessione del 15,2% dell’export pugliese nei primi 9 mesi del 2013 – occupando 11.407 addetti diretti ed altre migliaia nell’indotto. Molti interventi di bonifica previsti dall’Aia sono già in via di attuazione – verificati periodicamente nello stato di avanzamento dall’Ispra – mentre altri, come la copertura degli enormi parchi minerali primari affidata alla Cimolai, risultano in fase di avanzata progettazione, non essendovi precedenti al mondo per lavori di questa tipologia e dimensione.

FUSIONI

Le innovazioni sulle fusioni sperimentate con il supporto del Politecnico di Milano e finalizzate a ridurre l’impiego del coke, sono incoraggianti contenendo l’impatto ambientale, mentre sotto il profilo occupazionale, secondo alcune anticipazioni del piano industriale – non ancora compiutamente definito in attesa dell’approvazione preliminare di quello ambientale – dovrebbero comportare pochi esuberi da riassorbirsi in altri reparti. Le commesse sono riprese da luglio, e solo un contingente limitato di dipendenti, ben inferiore alle 3.640 unità concordate con i Sindacati, è ad oggi in contratto di solidarietà. A fine anno la produzione, realizzata con gli altiforni 2, 4 e 5, dovrebbe attestarsi a 6,2 milioni di tonnellate. Oggi all’Ilva nei vari cantieri sono al lavoro 98 aziende dell’indotto di primo libello, con circa 1.500 unità.

BONIFICHE

Anche le bonifiche esterne nei quartieri interessati dall’inquinamento stanno partendo, mentre oltre a quello di Milano anche il Politecnico di Torino partecipa con il suo potenziale di ricerca applicata alla mappatura degli inquinanti nella fabbrica. La Regione Puglia a sua volta – che ha lavorato da anni con le sue leggi per favorire il miglioramento ambientale del Siderurgico, sempre difendendone però l’occupazione – ha finanziato un nuovo ospedale nella città per rafforzarvi i presidi sanitari e curare le patologie da inquinamento.

INTERESSE NAZIONALE

Lo stabilimento è stato classificato dal Parlamento con la legge 236/2012 impianto “di interesse strategico nazionale” perché è un pilastro della meccanica italiana, e la sfida della sua ambientalizzazione coinvolge anche grandi fornitori dei nuovi asset tecnologici come ad esempio la Siemens Metal Technologies e, nell’impiantistica, la friulana Cimolai. La sfida ingegneristica per ambientalizzare una delle maggiori acciaierie del mondo consente dunque di affermare che l’Ilva non è oggetto solo di gravi questioni giudiziarie.

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