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Liberazione di Khodorkovsky: atto di clemenza o atto politico?

La liberazione di Mikhail Khodorkovsky – uno dei più ricchi e potenti oligarchi russi dell’era Eltsin – è giunta inaspettata. Ancora una volta, Putin ha sorpreso il mondo ed è tornato al centro dell’attenzione internazionale. Lo è in una versione del tutto nuova: quello dello statista umanitario, quasi paterno. La versione ufficiale del Cremlino è che Putin si è lasciato commuovere dal desiderio del suo avversario di visitare la vecchia madre ricoverata in Germania per essere curata di cancro. Il “diavolo”, come spesso accade, ha subito messo i bastoni fra le ruote di questo marketing pubblicitario. Quando l’ex-magnate è giunto a Berlino, su un volo organizzato in tutta fretta dall’Ambasciata tedesca, la madre di Khodorkovsky era a Mosca. L’abbraccio fra Khodorkovsky e sua madre avrebbe suscitato l’emozione di tutto il mondo e rafforzato l’immagine umanitaria del presidente russo.

OPERAZIONE
A parte questo involontario flop nel copione, l’operazione è stata concepita e condotta in modo perfetto. Putin ha dimostrato di non essere solo maestro di judo, ma anche esperto di comunicazione e di scacchi. Non bisogna farsi ingannare dall’affermazione – sempre più rara in verità – che l’atmosfera natalizia lo abbia addolcito. Questo campione di realismo politico ha salvato la Russia. Rimarrà un “grande” della Storia, qualora i successi conseguiti non gli diano alla testa e faccia qualche passo più lungo della gamba. Ragion di Stato e umanitarismo sono termini contrapposti. Tutt’al più l’umanitarismo fa parte del soft power. Costituisce uno strumento della politica, che è sempre di potenza. Si rimanda al riguardo agli illuminanti commenti di Bismark, quando contrapponeva l’appassionato umanitarismo di Gladstone al realismo di Disraeli.

I MOTIVI
Venendo al dunque, per comprendere le ragioni della decisione di Putin, vi sono vari interrogativi a cui risposta. Chi era ed è Mikail Kodorkovsky, dopo dieci anni di gulag? Perché era stato condannato? Quali saranno le conseguenze della sua liberazione? Perché Putin ha deciso di graziarlo proprio ora? Perché ha annunciato una decisione tanto rilevante nella risposta a un giornalista e non nel corpo della conferenza stampa, nella quale aveva parlato solo del perdono dato ai membri di Greenpeace e alle due Pussy Riot?

PATRIOTA
Il cinquantenne Khodorkovsky, è stato da giovane san-pietroburghese un fervente patriota e un convinto comunista. Si era brillantemente laureato in ingegneria chimica. Poi, nel periodo della perestroika e della glasnost di Gorbaciov, aveva iniziato una fruttuosa attività di import-export di computers. Essa gli aveva fornito il capitale necessario per creare una banca. Con essa aveva incominciato a investire in campo petrolifero. Era entrato nella più stretta cerchia degli oligarchi legati alla Famiglia Eltsin, divenendo anche viceministro dell’energia. Approfittando della sua posizione, aveva comprato a prezzi stracciati le azioni della Yukos, la più grande compagnia petrolifera russa. Aveva sostenuto l’improvvisa nomina di Putin, allora sconosciuto ai più, a primo ministro. Lo conosceva dai tempi di San Pietroburgo. Putin espanse rapidamente il suo potere, divenendo arbitro fra le due contrapposte fazioni dei siloviki, suoi ex-colleghi nel KGB, e dei civiliki, manager europeizzanti. A molti di essi era legato, poiché avevano lavorato con lui, all’inizio degli anni Novanta, nella liberalizzante amministrazione comunale di San Pietroburgo, retta dal sindaco Anatoly Sobchak. Putin neutralizzò la Famiglia con promesse di proteggerla e gli oligarchi con un patto: avrebbero conservato le loro ricchezze purché non interferissero con la sua politica. Khodorkovsky lo ruppe. Si riteneva sufficientemente forte per sfidare Putin. Creò un partito politico anti- Putin e lo attaccò in numerosi interviste ed interventi televisivi. Fece male i suoi calcoli.

L’ARRESTO
Nel 2003 fu arrestato, condannato per truffa allo Stato, riciclaggio e evasione fiscale (secondo l’accusa avrebbe sottratto alla Yukos quasi 30 miliardi di $ e 350 milioni di tonnellate di petrolio) e rinchiuso in una prigione ai confini della Mongolia. Con il suo arresto, il presidente russo intese dare un esempio a tutti gli oligarchi. La Yukos si trasformò, nella sua quasi totalità, nella Rosneft, affidata a Igor Sechin, altro pietroburghese, fedelissimo braccio destro di Putin.

IL FUTURO
Che cosa farà Khodorkovsky? I dieci anni di Siberia hanno “ripulito” la sua reputazione e aumentato il suo prestigio in Occidente e, almeno in parte, anche tra i russi. Molti però si ricordano che fu uno dei maggiori responsabili del saccheggio dello Stato dopo il collasso dell’URSS. Certamente, non si ritirerà in un convento e starà attento a non provocare Putin. Il suo peso reale sulla politica russa sarà ridotto tornerà in Russia. Sarà nullo, se si fermerà in Occidente. Ma perché Putin ha deciso di liberarlo e perché proprio ora? Perché poi ha annunciato la sua decisione in modo tanto strano, come se si trattasse di un caso irrilevante? Sapeva invece benissimo che la notizia avrebbe riempito le prime pagine di tutti i giornali.

IL 2013 PUTINIANO
Il 2013 è stato un anno pieno di successi per Putin. Secondo Forbes oggi precede Obama come primo leader del mondo. Nella questione delle armi chimiche siriane ha acquisito la corona del pacificatore. Sembrava che, con le sue iniziative, avesse scalzato la reputazione derivante a Obama dai suoi bei discorsi. Ha anche fatto buon viso a cattivo gioco per gli accordi fra gli USA e l’Iran sul nucleare. In essi, non ha più il ruolo di prima donna. Negli ultimi due mesi, i suoi successi sono stati sensazionali: adesione dell’Armenia all’Unione Eurasiatica, sua figlia prediletta, e, soprattutto, blocco dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Forse tali successi gli hanno fatto dimenticare la sua tradizionale cautela: con l’Ucraina, ma soprattutto con lo schieramento dei missili Iskander a Kaliningrad, ha esagerato. Ha così provocato la reazione occidentale, anche della Germania, preoccupata della modifica degli equilibri geopolitici in Europa Centrorientale, “spazio vitale” per l’economia e la sicurezza tedesche. Putin non può fare a meno della collaborazione tecnologica e manageriale di Berlino. La reazione occidentale ha comportato anche la minaccia di boicottaggio delle Olimpiadi Invernali, che si terranno a Sochi il prossimo febbraio.

SOCHI
Molti capi di Stato e di governo (USA, FR, UK, GE, ecc.) hanno annunciato che non interverranno alla cerimonia iniziale dei Giochi, per protestare contro le ripetute violazioni dei diritti umani in Russia. L’evento avrebbe dovuto essere una specie di apoteosi di Putin e segnare il ritorno della Russia nel novero delle grandi potenze mondiali. Taluni paesi poi sembrano intenzionati a dar rilievo alla partecipazione di atleti gay, visti da Putin come il fumo negli occhi. Per l’evento, sono stati già spesi quasi 50 miliardi di $. Un flop danneggerebbe l’immagine di Putin e della Russia. Con la liberazione di Khodorkovsky, certamente Putin ha cercato di calmare le acque e di mettere al riparo i “suoi” Giochi.
Ma perché Putin, invece di dare il maggior rilievo possibile al “perdono” di Khodorkovsky, l’ha accennato solo di straforo? E’ una nuova dimostrazione delle sue capacità di comunicatore.

STRATEGIA
A parer mio, l’ha fatto per due ragioni. Primo, per segnalare che in Russia l’era degli oligarchi è finita e che tutto il potere è nelle sue mani. Tale fatto è vero solo parzialmente. Sopravvivono gli oligarchi dell’era Eltsin che obbediscono al Cremlino, affiancati a quelli, sponsorizzati da Putin, che ne hanno preso il posto e le ricchezze. Secondo, perché comunicando la sua decisione in modo indiretto, come se si trattasse di fatto irrilevante, Putin ne ha amplificato l’effetto mediatico, obbligando gli analisti politici di tutto il mondo a cercare di spiegarsi il “mistero”.
Ognuno può pensare di Putin quello che vuole. Certamente però, nessuno può negare che sia un vero maestro dell’uso politico della comunicazione.

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