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L’istruzione in tempi di crisi. Un bilancio in Europa

Negli ultimi anni la crisi finanziaria e la conseguente recessione economica hanno avuto un pesante impatto sulle finanze pubbliche dei Paesi europei che per garantire la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e limitare il debito al 3% del Prodotto interno lordo hanno adottato misure restrittive in vari ambiti rivelando tra di loro alcune disparità strutturali.
Tali misure di austerità non hanno esentato il settore dell’istruzione, soprattutto nei paesi con un rilevante debito pubblico da risanare in breve tempo come l’Irlanda, la Grecia, l’Italia e il Portogallo.

Ecco una scheda di valutazione sull’impatto della crisi economica sul settore dell’istruzione in Europa basata sullo studio “Funding of education in Europe: The impact og the Economic Crisis”, reso noto dal Servizio studi del Senato, prodotto per la Commissione europea dalla rete Eurydice che ha analizzato i finanziamenti destinati a tutti i livelli dell’istruzione in 35 sistemi educativi nazionali e regionali dal 2000 al 2013.

L’EVOLUZIONE DEI BILANCI

Eurydice2

In 20 Paesi/regioni dell’Unione nel 2011 e nel 2012 sono stati effettuati tagli ai budget per l’educazione. In particolare essi hanno superato il 5% in Grecia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Portogallo, Romania, Regno Unito e Croazia.

Nove paesi/regioni (Comunità Francese del Belgio, Irlanda, Lettonia, Austria, Romania, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Islanda) hanno invece aumentato i  loro budget per l’istruzione tra l’1% e il 5% in termini reali, mentre in altri quattro (Comunità germanofona del Belgio, Lussemburgo, Malta e Turchia) l’aumento ha superato il 5%.

NUMERO,  REMUNERAZIONE  E FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI
Tra il 2007 e il 2010 il numero degli insegnati della maggior parte dei Paesi europei è diminuito con il decrescere della popolazione scolastica. Alcune eccezioni: il numero dei docenti è cresciuto a Cipro, in Austria, Croazia, e in Belgio nonostante il numero degli studenti sia calato tra il 3% e il 5%. In Italia e nel Regno Unito invece, a fronte di un continuo aumento della popolazione studentesca, il personale docente è diminuito rispettivamente dell’8,5% e del 4%.
Con la riduzione dei finanziamenti nel 2011 e nel 2012 il numeri di insegnanti è diminuito in un terzo dei Paesi.

A causa dei tagli salariali nel settore pubblico gli stipendi e le indennità del personale scolastico sono stati ridotti o congelati in circa la metà dei Paesi: la prima sorte è spettata a Irlanda, Spagna, Romania, Slovenia Portogallo e Grecia, mentre sono stati congelati gli stipendi in tre paesi baltici, in Bulgaria, in italia, Ungheria, Slovacchia e Croazia.
In Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Islanda nel 2012 gli stipendi degli insegnanti sono aumentati a seguito di una riforma salariale.

In linea con l’obiettivo di migliorare le competenze dei docenti invece i finanziamenti per la formazione degli insegnanti sono aumentati in diciotto paesi europei.

INFRASTRUTTURE: NUMERO PLESSI, MANUTENZIONE E TECNOLOGIE
A causa dei cambiamenti demografici e della crisi finanziaria nei due terzi degli Stati europei è stato ridotto il numero di plessi scolastici tra il 2010 e il 2012. Il numero è rimasto invece stabile se si guarda solo alle Università. Ad eccezione del Belgio e della Svezia, le ristrettezze economiche hanno portato in otto Paesi alla riduzione della spesa da destinare alla costruzione e manutenzione degli edifici scolastici, mentre nei restanti è rimasti stabile.

I fondi per le attrezzature informatiche, sfuggiti fino a questo momento all’impatto della crisi economica, hanno avuto una battuta d’arresto in Spagna, Cipro, Polonia e Islanda. Belgio e Malta hanno aumentato i lori investimenti in questo settore, mentre Bulgaria e Italia hanno prima diminuito e poi incrementato i loro finanziamenti per le competenze digitali.

SOSTEGNO FINANZIARIO
Tra il 2000 e il 2009 i fondi per il sostegno finanziario pubblico agli studenti dell’Unione europea sono aumenti nella maggior parte dei Paesi soprattutto con riferimento agli universitari, fatta eccezione dell’Italia dove l’incremento è stato più marcato nell’istruzione secondaria e primaria. A partire dal 2010 però alcuni Paesi hanno ridotto la quota di finanziamento relativa a una o più modalità di supporto, dal numero dei beneficiari alla fornitura di pasti fino ai trasporti.

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