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Mps e la commedia di Natale

Per capire come è ridotto il capitalismo italiano (e il giornalismo economico-finanziario italiano) non ci vuol molto. Basta prendere la prima pagina de “Il Sole 24Ore” di oggi ove campeggia in evidenza il titolo “Gli industriali della città – Mps, Siena chiede una soluzione pubblica”. Nell’articolo a pagina 27 si riferisce della presa di posizione di Confindustria Siena che in una nota ufficiale chiede l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti nel prossimo aumento di capitale di 3 miliardi di euro per “non rischiare di consegnare la più antica banca del mondo al controllo del capitalismo finanziario internazionale”.

La presa di posizione è degna di nota. 1) Il quotidiano è di proprietà della Confindustria. E fin qui, poco male: a tutti i giornali succede di dar voce rilevante alle prese di posizione dell’editore. 2) Il presidente della Fondazione Mps, chiamata a fare la sua parte nell’aumento di capitale, è Antonella Mansi. Che però è anche vicepresidente di Confindustria. E qui la cosa peggiora visto che proprio la Fondazione chiede un rinvio a primavera/estate della ricapitalizzazione, voluta dal management della banca perché resa improrogabile dalla pesante situazione patrimoniale. 3) La Cassa Depositi e Prestiti è un ente controllato sia dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sia dalle più importanti Fondazioni bancarie. E’ quindi, di fatto, un ente pubblico o para-pubblico.

Stupisce davvero che la Confindustria, che dovrebbe farsi paladina degli interessi del libero mercato, auspichi il soccorso della mano pubblica per salvare la banca senese. Anziché evocare il rischio del “controllo del capitalismo finanziario internazionale” perché, invece, Confindustria Siena non raccoglie denari fra gli imprenditori toscani per salvare quella che ritengono essere la “loro” banca, anziché contare sul denaro dei contribuenti? E perché il Sole 24 Ore non si fa portavoce di una simile e meritoria iniziativa tenuto conto che proprio oggi il suo direttore Roberto Napoleano nell’editoriale chiede “rispetto per l’industria” al presidente del consiglio Enrico Letta? Il rispetto lo si guadagna ciascuno facendo il proprio mestiere: e c’è da augurarsi che nessuno in Viale dell’Astronomia, a cominciare dal suo presidente Giorgio Squinzi, auspichi il ritorno dello stato-banchiere.

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