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Trasporto pubblico locale: scioperi, evasione e inefficienze

Descrivere le principali dinamiche che interessano il trasporto pubblico locale per individuare alcune aree di intervento sulle quali agire per imprimere nuovo slancio a un settore attualmente in difficoltà, ma assolutamente determinante per la crescita del Paese. Questi gli obiettivi dello studio di settore “Mobilità urbana: il trasporto pubblico locale, il momento di ripartirecurato dalla Cassa Depositi e Prestiti, presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’amministratore delegato, Giovanni Gorno Tempini.

LA PANORAMICA DEL PROF. REVIGLIO
Il rapporto curato dall’ufficio studi della Cdp sotto la direzione dell’economista Edoardo Reviglio ha scandagliato questi temi: le caratteristiche strutturali delle aziende del trasporto pubblico locale, la loro performance economico-finanziaria e la loro produttività (come la “qualità della mobilità urbana”, come elemento esogeno alla gestione aziendale, ma determinante per il raggiungimento di obiettivi di efficacia ed efficienza del trasporto locale), gli investimenti come elemento cruciale per il rilancio del settore, con una stima dell’impatto economico connesso alla realizzazione degli interventi a sostegno del TPL.

GLI OBIETTIVI DEL REPORT
Il report intende accendere un focus sul processo di terziarizzazione dell’economia che ha determinato nel tempo l’affermarsi di un modello economico di sviluppo urbano-centrico: infatti nel 2012 il 68,4% della popolazione italiana risiede nelle aree urbane e tale quota, secondo le Nazioni Unite, è destinata a salire raggiungendo il 78,7% nel 2050. Ragion per cui appare evidente che il tema della mobilità urbana non possa assumere una valenza esclusivamente locale, ma diventa di diritto una priorità nazionale.

I NUMERI DEL SETTORE
Nel 2011 al trasporto pubblico locale si accosta un valore della produzione quantificato in quasi 13 miliardi di euro, con 130 mila addetti impiegati, mentre i fruitori sono stati 17 milioni di viaggiatori giornalieri. Ma sono i costi a pesare non poco sulla questione, dal momento che in Italia, anche a causa di un sistema di trasporto pubblico inadeguato, secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ci sono costi per 11 miliardi (dati del 2011).

LA QUESTIONE EVASIONE
Ma cosa condiziona pesantemente i margini di azione delle aziende del TPL? Secondo il report al primo posto c’è il fenomeno dell’evasione tariffaria. “In Italia il tasso di evasione è ben oltre un livello ritenuto fisiologico – si legge – sebbene il fenomeno, per sua natura, sia estremamente difficile da quantificare, una stima prudenziale cui è possibile riferirsi è quella condotta da ASSTRA che valuta il tasso di evasione su livelli pari a circa il 20%, con costi aggiuntivi a carico delle aziende di TPL pari a circa 450 milioni annui”. Facile dedurre che in un settore caratterizzato da una costante scarsezza di risorse, se l’evasione tariffaria fosse combattuta con efficacia, sarebbe possibile recuperare non pochi strumenti per nuove attività. Secondo il report degli analisti della Cassa depositi e prestiti inoltre dopo aver toccato picchi anche molto bassi nel 2009 (28,7%), “negli ultimi due anni il rapporto ricavi da traffico/costi operativi è risalito al 30%, 5 p.p. in meno rispetto all’obiettivo fissato dal Legislatore”.

IL DOSSIER INEFFICIENZE
Altra nota dolens sono i riverberi delle inefficienze sulle finanze pubbliche. Innanzitutto perché il trasporto è per le Regioni la seconda voce di spesa dopo la sanità. Inoltre in quanto “con gli attuali meccanismi di allocazione delle risorse, le inefficienze delle aziende pubbliche di TPL ricadono sui bilanci degli Enti Locali di riferimento”. Senza dimenticare i costi aggiuntivi per i cittadini “che contribuiscono a deprimere la domanda interna, già condizionata dalla congiuntura economica negativa”.

I CONFRONTI
Negli altri Paesi europei ad elevato livello di reddito pro capite i cittadini possono fare affidamento su un sistema di trasporto pubblico efficiente, una circostanza che “evidenzia la necessità di realizzare un significativo salto culturale”. Ecco che quindi il TPL assume nei Paesi più avanzati “il connotato di bene di merito e, in quanto tale, diviene oggetto di politiche ad hoc che ne incentivino il consumo”. Uno stimolo nei confronti dell’Italia, affinché segua quanto prima il trend continentale.

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