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Né con Grillo né con gli euro-fideisti. La terza via liberal-conservatrice

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Caro direttore,

questo weekend ho avuto il piacere di essere invitato a partecipare al convegno dell’AECR, alleanza dei conservatori e riformatori europei, per fare il punto sulle istituzioni europee e le prospettive di cambiamento. In Italia nessun partito aderisce all’AECR, ma solo singoli parlamentari europei. Il core business della partecipazione politica del mondo conservatore si concentra tra Regno Unito (i Conservatives di Cameron) e Paesi del Nord dove i rappresentanti dei partiti liberal-conservatori promuovono un approccio (noto come Eurorealismo) alla questione europea sostanzialmente sconosciuto al grande pubblico dell’Europa meridionale.

I DUE ORIENTAMENTI SULL’EURO E L’EUROPA

Nella porzione mediterranea del Continente si affermano in linea generale due orientamenti: da un lato i partiti che confluiscono nelle famiglie popolari e socialiste che sono, seppur con argomenti diversi, propense alla continuazione dell’esperienza dell’Europa Unità e dell’Euro e dall’altro i movimenti euroscettici come quelli capitanati da Beppe Grillo e da Marine Le Pen, e altri partiti generalmente d’ispirazione nazionalista che vorrebbero mettere fine all’esperienza dell’Euro in nome della sovranità monetaria, della fine dell’austerity, nella domanda di maggior spesa pubblica, di svalutazione e inflazione della moneta e di una politica economica generalmente più espansiva e meno disciplinata rispetto a quella imposta dalla Bce.

 

LA TERZA VIA DEI LIBERAL-CONSERVATORI

La terza via proposta dai conservatori si base sull’assunto, realistico, della sproporzione e delle differenze tra i Paesi Europei e per questo rivolta a ridurre i processi di centralizzazione a Bruxelles. L’idea è quella di rafforzare i parlamenti nazionali rispetto a quello Europeo in modo da favorire il controllo dei Governi che operano in Commissione da parte delle assemblee nazionali, deburocratizzare l’Unione, porre fine alla politica europea dei sussidi, rafforzare il mercato unico e la tutela delle libertà individuali, promuovere la concorrenza e azzerare il protezionismo doganale dell’Unione. Una proposta segnata dalla responsabilità di bilancio dei singoli stati ed un apertura a dinamiche di competizione dettate dal libero mercato.

LE POSIZIONI ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA EUROPEA DEI LIBERAL-CONSERVATORI

Certo restano molti punti da risolvere e posizioni diverse anche all’interno dall’AECR, ad esempio c’è chi vorrebbe continuare l’esperienza dell’Euro e chi vorrebbe tornare alla sovranità monetaria, chi vorrebbe dismettere del tutto le istituzioni europee e chi limitarsi ad una modifica dei Trattati. Le differenze si annidano sia dentro i partiti nazionali che partecipano a questa famiglia europea sia tra le diverse componenti dell’AECR, dove i partiti dell’est europa e i parlamentari del sud sono generalmente più prudenti rispetto a soluzioni di rottamazione dell’Unione politica e monetaria.

I NODI POLITICI IRRISOLTI

Anche i nodi politici non sono pochi: come promuovere queste istanze nei Paesi grandi, come Italia, Spagna, Francia e Germania dove il mercato politico si articola tutto in una dialettica manichea tra europeisti vs euroscettici? Come poter coinvolgere partiti di centrodestra che sono da decenni ancorati al PPE? E soprattutto è possibile trovare una strategia comune tra Paesi che sono nell’euro e quelli che invece non lo hanno adottato? Tra Paesi dove, come in Italia, si resiste proprio alle direttive europee più liberali e quelli che si lamentano, come il Regno Unito, della iper-regolamentazione finanziaria di Bruxelles?

UN CONSIGLIO FINALE

Da osservatore della politica suggerirei di sdoppiare la strategia tra Paesi settentrionali e meridionali con un accento più marcato di ostilità verso le istituzioni europee nei primi e uno più pro-mercato e anti-burocratico nei secondi. La condicio sine qua non dovrebbe però essere quella di restare tutti nell’UE e battersi per la riforma dei trattati in nome dei principi di libertà. Quella che l’AECR si trova davanti è una sfida complessa politicamente, ma intellettualmente stimolante. Un terzo sentiero difficilissimo da battere, ma quanto meno da dibattere per uscire dal duopolio, spesso stucchevole e ortodosso, tra europeisti d’establishment ed anti europeisti di stampo populistico-nazionale.

Lorenzo Castellani

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