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Pensare ad un mondo senza centro

Il realismo storico di Papa Francesco è un monito senza indugi a ripensare l’organizzazione delle società, dell’economia e a ridare un senso alla vita. La dimensione etica è necessaria nei nostri giorni di cerniera tra il mondo che conosciamo e quello che verrà. Infatti, se in passato la dimensione etica rispondeva ai bisogni spirituali e relazionali dell’essere umano, oggi essa è decisiva per il futuro della società, per orientare il suo cammino verso la vita storica nella coscienza di un divenire che superi le strettoie della materia.

Il mondo occidentale, in particolare l’Europa, vive con disagio crescente la delusione che deriva dalla perdita di centralità che si era attribuita nei passati cinque secoli. Nella conquista della centralità giocarono inizialmente i valori dell’Antico Testamento ai quali il primo capitalismo, ebraico e protestante, si ispirò. Le relazioni di scambio, morali e commerciali, si svilupparono con successo proprio sull’assioma teologico del “ti amo se tu mi ami”. La forza morale di tale assioma permise all’Europa di condurre più rivoluzioni mercatorie e sociali che le assicurarono il dominio sulle terre, i popoli e la ricchezza. La crudeltà delle forze che si sprigionarono, si pensi solo ai racconti tetri e tragici di Dickens, non fu moderata dallo sviluppo delle idee liberali ma dal superamento delle stesse, prima con il Terzo Stato e poi con il diffondersi del socialismo. Quest’ultimo, non a caso, vide tra i suoi massimi teorici proprio un intellettuale borghese di origine ebraica. Con il superamento dell’antico ordine sociale, di origine medievale, si sprigionò una nuova rivoluzione morale che, tratta dagli insegnamenti del Nuovo Testamento, consolidò la centralità (europea) facendola diventare un paradigma di governo mondiale. La Misericordia si trasformò, infatti, in diritti sociali, e il Perdono in giustizia equa.

La fine del mondo “diviso”, il crollo dei muri e delle cortine di ferro, e l’espandersi del desiderio di libertà e autodeterminazione ha portato, verso la fine del XX secolo, alla crisi del sistema fondato sulla centralità. Le ultime due decadi hanno aggiunto la paura del crollo delle certezze materiali alla confusione dei sistemi economici e sociali. Confrontati con l’era dello squilibrio, si è cercato di difendere l’esistente con la forza. Non più guerre mondiali ma regionali o di bassa intensità, crisi finanziaria e misure di austerità economica hanno imposto ristrutturazioni delle società umane. La stabilità è stata, ed è ancora, il perno per la strenua difesa dello statu quo. Tutte misure gravemente impopolari, e probabilmente inutili se non nocive.

L’ultimo passaggio della storia ci ha fatto trovare “nudi” di fronte al mondo nel quale non c’è più “centralità”. Come Papa Francesco ama ripetere, è dalle “periferie” che si può vedere e capire il tutto.

Sembra, allora, che anche la spinta tratta dal Nuovo Testamento, abbia esaurito la sua forza morale. Tuttavia, è certo che gli atti morali sono di per se stessi rivoluzionari. E’ arrivato il tempo, con una certa urgenza, di pensare ad una nuova etica mondiale che riconosca, realisticamente, la necessità dell’armonia. Solo cosi’ si potrà pensare positivamente, e con amore, ad un mondo senza centro.

 

 

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