Sabato 30 novembre ha fatto il suo esordio in un teatro milanese, davanti ad alcune centinaia di persone, l’associazione politica Alleanza liberaldemocratica per l’Italia (ALI). Uno dei promotori di ALI è Alessandro De Nicola leader storico della Adam Smith Society, presidente è Silvia Enrico, ma l’endorsement principale proviene da un redento Oscar Giannino.
DA DOVE NASCE ALI
Se abbiamo ben compreso la situazione (avendo avuto il piacere di aver preso parte all’evento) ALI nasce da una costola scissionista di ‘’Fare per Fermare il declino’’ in opposizione (per noi benemerita) alla leadership (si fa per dire) di Michele Boldrin (questi movimenti espressione dell’immacolata società civile sono di una litigiosità feroce e inaspettata).
L’OBIETTIVO DI GIANNINO E DE NICOLA
L’obiettivo di ALI è quello di radunare, alle elezioni europee, tutte le formazioni liberaldemocratiche che negli ultimi anni si sono dichiarate tali, incluso ciò che resta di Scelta civica, di cui due autorevoli esponenti – Pietro Ichino ed Enrico Zanetti – hanno preso parte alle tavole rotonde con discorsi molto apprezzati ed applauditi. Tanto che nel corso della riunione vi è stato, attraverso un collegamento video con Londra dove si svolgeva il Congresso dell’Alde (l’organizzazione dei liberali europei), un saluto del presidente Graham Watson. Le conclusioni sono state tratte da un infervorato Oscar Giannino, felicemente ritornato tra la sua gente dopo l’infortunio curriculare che lo aveva messo fuori gioco durante la campagna elettorale.
L’IMPORTANZA DI METTERE LE ALI
L’iniziativa è stata importante per almeno due motivi: innanzi tutto perché sarebbe un peccato disperdere forze ben orientate in una campagna elettorale di primavera, che sarà purtroppo caratterizzata, in tutto il Vecchio Continente, da deliranti movimenti antieuropei ed antieuro, presenti anche in Italia, che influenzeranno non solo gli elettorati, ma anche i maggiori partiti, compreso il Pd. Sentiremo ripetere all’unisono le stupidaggini di “battere i pugni sul tavolo” nei vertici europei o dell’esigenza di far pulizia delle burocrazie di Bruxelles.
UN FUTURO PER QUEL CHE RESTA DI SCELTA CIVICA
In secondo luogo, ALI può divenire un punto di riferimento per ciò che rimane di Scelta civica, se i rancori interni di cui essa è intessuta non la distruggeranno del tutto. Allo stato, il movimento fondato da Mario Monti può salvarsi solo se fa ammenda di qualcuno degli errori che erano presenti al momento della sua costituzione. La linea di condotta, allora, fu quella di escludere piuttosto che includere e operò sia per le forze politiche (non si vollero prendere in considerazione alcune formazioni socialiste che non volevano seguire Riccardo Nencini nel Pd né altre componenti che erano uscite dal Pdl), sia per i movimenti (a ‘’Fare per Fermare il declino’’ che aveva chiesto di dar vita ad un’alleanza non venne neppure risposto). Continuiamo a pensare che non avrebbe senso per Scelta civica reagire all’uscita della componente cattolico-popolare con un appello alla purezza delle origini e a una identità purtroppo solo (ma sempre meno) meticcia.
IL COMPITO DEI LAICO-LIBERALI E DEL NUOVO CENTRODESTRA
Nel firmamento politico italiano c’è spazio per una componente laico-liberale. Scelta civica deve solo dismettere un po’ di arroganza e tornare anch’essa sui suoi passi ad accettare oggi ciò che rifiutò prima delle elezioni politiche. Nella stessa giornata di sabato scorso si è svolto sempre a Milano un convegno programmatico del Nuovo centro destra (Nce), che non solo ha riscosso l’attenzione di parecchi commentatori, ma ha dimostrato di saper proporre soluzioni politiche credibili per taluni dei problemi più urgenti iscritti da tanto nell’agenda del paese.
IL FUTURO DEGLI ALFANIANI
Più si allarga il fossato tra questa nuova formazione politica e Forza Italia, più matura la convinzione che sul fronte del centro destra possa succedere qualche cosa di significativo per tutto il sistema politico. Certo, ormai è evidente che con Grillo e Berlusconi all’opposizione, disposti a giocarsi il tutto per tutto, senza principi e senza responsabilità, la sorte del governo Letta e della traballante stabilità è sempre più nelle mani del Pd, il quale ha una gran voglia di buttare all’aria il tavolo.
DR JEKYLL E MR. HYDE
Tra il Pd e il M5s ormai esiste il medesimo rapporto che intercorre, nella letteratura, tra il compassato dr. Jekyll e il debosciato mr. Hyde: al secondo è permesso di comportarsi come è precluso al primo in conseguenza delle regole del vivere civile. Ma lo sdoppiamento della personalità alla fine sarà senza ritorno. L’antidoto smetterà di fare effetto e resterà solo mr. Hyde.