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Putin prova a fare il “buono” in vista di Sochi2014. Resta il nodo dei diritti dei gay

Le amnistie di Putin a poche settimane dai Giochi di Sochi. Operazione “simpatia” in ambito internazionale per il presidente russo.

Prima la liberazione dell’ex oligarca russo Mikhail Khodorkovsky (fino a pochi anni fa uno degli uomini più ricchi della Russia, grazie agli interessi economici nel colosso petrolifero Yukos) poi quella delle Pussy Riot (il gruppo musicale femminile arrestato per aver cantato in una chiesa inveendo contro la religione cattolica).
La liberazione fa seguito all’amnistia attuata dal presidente russo, Vladimir Putin, per i 20 anni della Costituzione russa e approvata la scorsa settimana dalla Duma (l’equivalente del nostro Parlamento).
Nella realtà però, c’è anche una altra chiave di lettura. L’amnistia è diventata una grande arma mediatica per Putin, che voleva recuperare in termini di immagine internazionale (anche dopo il caso degli arresti degli attivisti di Greenpeace nell’Artico), nei confronti del CIO, a poche settimane d’inizio dai Giochi olimpici invernali di Sochi2014 (in programma dal prossimo 7 febbraio). Resta però aperto ancora il “contenzioso” sui gay. Solo allora il numero uno russo potrà dimostrare concretamente di aver  scelto la strada giusta sul tema della tutela dei diritti umani.
I Giochi di Sochi sono costati circa 38 miliardi di euro. Con le Olimpiadi ospitate in Caucaso, apparentemente ripulito dai ribelli ceceni, Putin celebra di fatto il ritorno della Russia tra le grandi potenze sportive, ospitando la prima grande manifestazione internazionale dopo la disintegrazione dell’ex URSS.

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