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Vi prometto un futuro Fico per la Rai pubblica (niente privatizzazioni grillesche…)

Rendere conoscibile ogni scelta rilevante della Rai tv. Pubblicare retribuzioni e compensi di dirigenti e conduttori. Affinché l’azienda di Viale Mazzini possa essere ricondotta all’originaria missione informativa e liberarsi una volta per tutte dalla commistione con il mondo politico. È il programma di intervento per il 2014 preannunciato da Roberto Fico, parlamentare del Movimento Cinque Stelle e presidente della Commissione di Vigilanza sul servizio pubblico radio-televisivo.

Presentando i risultati dei primi 6 mesi di lavoro dell’organismo bicamerale e rivendicando il contributo prezioso di professionalità, centri studi e strutture delle Camere, “risorse della democrazia che devono essere valorizzate poiché sono ben diverse dai costi della politica”, l’esponente del M5S disegna un panorama in chiaroscuro della realtà giornalistica italiana e prospetta le iniziative per affrontare e scioglierne i nodi tuttora aperti.

IL BILANCIO DELLA VIGILANZA RAI

Fino a oggi l’organismo parlamentare con sede a Palazzo San Macuto ha svolto 34 sedute, oltre la metà delle quali trasmesse in diretta streaming, rivolgendo alla Rai 114 quesiti cui sono state fornite 101 risposte. La Commissione di vigilanza è stata informatizzata grazie a un sito on line ad hoc in cui verrà reso pubblico ogni aspetto della sua attività. Un passo importante che, a giudizio del presidente, sancisce “il superamento di un rapporto esclusivo con Viale Mazzini che teneva l’opinione pubblica all’oscuro delle scelte strategiche aziendali”.

I DISSIDI CON GUBITOSI

Fico enuclea le più rilevanti. La presentazione del piano industriale, “che il direttore generale Luigi Gubitosi non voleva esporre in diretta web”. La pubblicazione dell’organigramma Rai, per numero e mansioni dei lavoratori, tipologie di contratto e fasce di retribuzione per i dirigenti apicali, a partire dai consiglieri di amministrazione e direttori di testate e canali: “Per i quali i livello medio di salario raggiunge i 150mila euro lordi all’anno, a fronte dei 147mila dei giornalisti”. Un punto da sciogliere, e su cui il rappresentante Cinque Stelle promette l’impegno più rigoroso, resta la cifra dei compensi dei conduttori di programmi, richiesti all’azienda ma  tuttora soggetti a un vincolo di riservatezza.

DOSSIER FICTION E MEETING DI RIMINI

Altro obiettivo fondamentale è la conoscenza dell’albo dei fornitori, “in primo luogo le società produttrici di fiction tv beneficiarie di una spesa aziendale di 194 milioni di euro, finora uno dei segreti meglio custoditi”. Così come era rimasta segreta, precisa il pentastellato Fico, la notizia che in tre anni la Rai era pronta ad attuare un accordo commerciale da 750mila euro con Comunione e Liberazione per trasmettere il Meeting dell’Amicizia tra i popoli di Rimini: “Operazione che avrebbe rovesciato il rapporto fisiologico tra realtà politiche e associative e organi di informazione, traducendosi in una forma surrettizia di finanziamento pubblico indebito a organizzazioni partitiche”.

GIORNALISMO MON AMOUR

La Vigilanza ha poi coinvolto i vertici aziendali nell’esame di tre petizioni, per non mandare in onda “Mission”, per chiedere la messa in onda di “C’era una volta”, per imporre la sottotitolazione di ogni programma tv. Ma l’interrogativo più nebuloso risiede nell’assunzione ad hoc e senza concorso di 35 giornalisti provenienti della Scuola di Perugia. Un’iniziativa, rimarca il parlamentare intenzionato a fare chiarezza fino in fondo, “che ha sollevato forti rimostranze nelle altre scuole di abilitazione professionale ingiustamente discriminate: Perché l’istituto della città umbra non risulta essere la scuola aziendale di Viale Mazzini”.

DOSSIER ELETTORALI

Ultimo capitolo dell’attività della Commissione riguarda la copertura mediatica delle campagne elettorali di Trento e Bolzano e della Regione Basilicata. Per gli spazi di trasmissione delle tribune politiche è stato introdotto un parametro innovativo: il “massimo ascolto” al posto del “buon ascolto”. Il che equivale a privilegiare la fascia oraria a ridosso dei telegiornali serali rispetto alla mattina e al pomeriggio.

IL CONTRATTO DI SERVIZIO

La scadenza più importante da affrontare alla ripresa dei lavori parlamentari sarà l’esame e l’approvazione del Contratto di servizio. Passaggio cruciale, in vista del quale tutte le forze politiche presenti nell’organismo parlamentare di controllo hanno trovato piena condivisione su punti ben precisi: pubblicità di retribuzioni e curriculum dei vertici apicali, conoscenza dei budget di Rai Fiction e Rai Cinema destinati ai produttori di serie e sceneggiati tv, fornitura dei dispositivi tecnologici per i portatori di disabilità, rimozione della pubblicità per i cartoni animati di Rai Yo Yo.

NODO GOVERNANCE

Fonte di antichi e persistenti dissensi resta invece il problema della governance aziendale. Volontà degli esponenti Cinque Stelle è “lavorare a una legge che abroghi il potere della Commissione di vigilanza e dei partiti, così come del governo, nella designazione del consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. Perché soltanto così è possibile favorire la netta separazione tra amministratori e classe politica, oltre alla centralità del merito e della trasparenza nella nomina dei dirigenti”. E se il direttore generale, puntualizza Fico, è a conoscenza di ingerenze politiche nelle decisioni Rai, lo può denunciare alla Vigilanza.

OBIETTIVO PLURALISTICO

Entro il 31 gennaio, comunque, Fico presenterà una relazione sullo stato e la qualità del pluralismo informativo della principale industria culturale del paese. Lo farà con l’obiettivo di rivoluzionare una realtà “che finora è stata appannaggio totale del ceto partitico, la cui lottizzazione è stata accettata come naturale e inevitabile per decenni. Perché se cambia il modello di tv consolidato per troppo tempo, può cambiare l’Italia”.

PRIVATIZZAZIONE VADE RETRO

Forte scetticismo il parlamentare del M5S riserva a ipotesi di privatizzazione della tv di Stato: “Potremmo parlare in futuro di messa sul mercato di rami aziendali a condizione che il Parlamento sappia varare una normativa rigorosa sul conflitto di interessi e contro le concentrazioni editoriali. Ma ad oggi non vedo un simile coraggio. Pertanto difenderemo con tutte le forze la natura e lo statuto pubblici dell’azienda”. Toni ben diversi rispetto a quanto si legge tempo fa sul blog di Beppe Grillo.



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