C’è un grande assente nel dibattito tra i candidati alle primarie del congresso per la segreteria del Partito Democratico: l’Europa. Ne è convinto Riccardo Realfonzo, professore ordinario di Fondamenti di Economia Politica all’Università degli Studi del Sannio, ed esponente di un fronte progressista con passione politica.
L’INTERVISTA A FORMICHE.NET
In una conversazione con Formiche.net, l’economista – da anni uno dei punti di riferimento dei critici dell’austerity da un’impostazione di sinistra progressista – aveva posto l’accento sui rischi per i democratici di rimanere schiacciati dalle pulsioni anti euro di Grillo e Berlusconi, specialmente in vista delle elezioni europee del 2014, che potrebbero sancire una crescita importante delle forze politiche contrarie all’attuale impostazione della moneta unica e al rigore di Bruxelles imposto da Berlino e dalla sua cancelliera Angela Merkel.
IL MOVIMENTO ANTI EURO
Un disagio, quello verso l’euro-austerità, che comincia a prendere corpo anche in Italia, soprattutto grazie alle proposte di un gruppo di economisti e intellettuali come Paolo Savona, Antonio Maria Rinaldi, Alberto Bagnai e Claudio Borghi, che hanno come comun denominatore una critica serrata all’Unione monetaria europea.
IL RICHIAMO SULL’UNITÀ
Tuttavia l’appello di Realfonzo è rimasto inascoltato e l’economista ha voluto rilanciarlo dalle colonne dell’Unità, uno degli organi di stampa ufficiali di Largo del Nazareno, dalle quali è tornato a chiedere ai contendenti la segreteria, Civati, Cuperlo e Renzi, di affrontare il delicato tema dell’impatto della politica monetaria dell’Unione sull’economia italiana.
L’APPELLO DI REALFONZO
Sul perdurare della crisi, che secondo l’economista sarebbe aggravata dalla politiche di Bruxelles, “il Pd è chiamato ad assumere una posizione realistica e responsabile. È vero – spiega – che in assenza di un mutamento delle politiche europee la stessa Italia potrebbe essere costretta ad abbandonare l’euro, sotto la pressione delle tensioni economiche e sociali. Ma questa dovrebbe essere considerata comunque un’ultima spiaggia, una soluzione da adottare dopo avere concretamente verificato sino in fondo l’impossibilità di cambiare il quadro europeo. Infatti, non si possono superficialmente sottovalutare i potenziali costi sociali di una fuoriuscita dall’euro“: aumento dei prezzi e perdita di potere d’acquisto.
Un modo per scongiurarli, aggiunge Realfonzo, “potrebbe proprio consistere in una novità politica: il Pd potrebbe uscire dall’ambiguità assumendo, insieme ad altre forze politiche europee, una linea intransigente per un cambiamento in chiave espansiva e maggiormente solidaristica delle regole europee, e al tempo stesso esplicitando che in caso di fallimento delle trattative una opzione di uscita dall’euro non potrebbe più essere esclusa. Una presa di posizione del genere da parte del Pd, forza risolutamente europeista, non potrebbe più essere liquidata con un’alzata di spalle da parte del governo tedesco e delle autorità di Bruxelles. Il dibattito delle primarie è stato arido su questi temi delicatissimi e cruciali. Ma forse, anche per dare più spessore all’intera kermesse, non sarebbe giunto il momento che i candidati ci dicessero una parola più chiara sul decisivo nodo europeo?” conclude l’economista.