I “formicanti” mi chiedono di fare qualche riflessione su come dovrebbe essere e su cosa dovrebbe fare il candidato del centrodestra alle elezioni politiche nel caso in cui il candidato premier del centrosinistra fosse Matteo Renzi. Come andrà a finire nel centrodestra non lo sa nessuno. Però mettiamo che sia Renzi e vediamo come ci si dovrebbe preparare dall’altra parte. Proviamo a delineare alcune caratteristiche del sindaco di Firenze in modo tale da poter vedere come dovrebbe essere quello dall’altra parte. Partiamo dal linguaggio. Renzi ha un linguaggio semplice, nel senso che difficilmente alla fine di un suo discorso si trova qualcuno che non ha capito. E questo qualsiasi sia il livello sociale e culturale del destinatario. Ora Renzi è stato molto criticato e, in parte, anche sbeffeggiato, sia a destra sia a sinistra, per il fatto che inserisca battute, faccia dello spirito, ma alla fine dei conti queste critiche sono più legate a chi vive di politica che non al pubblico medio. Quest’ultimo sembra invece gradire questa modalità di linguaggio.
Legato a questo linguaggio c’è un particolare di contenuto che non va trascurato. Renzi – in modo piuttosto convincente – batte molto sul tasto di ciò che viene detto da tutti (in politica ovviamente) e fatto da nessuno negli ultimi venti anni. Anche questo è stato fino ad ora scarsamente capito, per fortuna di Renzi, dalla classe politica (soprattutto nel centrosinistra) ma è stato – viceversa – ben afferrato dai potenziali suoi elettori. Sia per quanto riguarda il linguaggio sia per quanto riguarda i contenuti, un certo spirito snob e di sufficienza nei confronti di Renzi rappresenta, a sinistra, segnali della stessa sottovalutazione che caratterizzò la valutazione delle potenzialità di Silvio Berlusconi nel 1994.
Questo gioca a favore di Renzi a sinistra, e potrebbe giocare a suo favore anche a destra, nel caso in cui, come vedremo tra poco, il candidato post-Berlusconi non avesse caratteristiche all’altezza della competizione. C’è poi una questione che riguarda il merito dei contenuti di Renzi, la loro tenuta da un punto di vista programmatico, di conti pubblici, e di coerenza interna in modo tale da poter rappresentare un concreto programma di governo. In realtà le singole proposte di Renzi mostrano anche aspetti di interesse, più problematica è la loro composizione in un programma coerente, fattibile e percorribile di governo dell’Italia. Questo, in effetti, può essere un punto debole anche in considerazione del fatto che gli italiani, ultimamente, hanno fatto passi da gigante nella conoscenza delle questioni di finanza pubblica. Una volta uno poteva raccontare agli italiani che avrebbe fatto mari e monti senza preoccuparsi minimamente di indicare come e con quali soldi.
Oggi, per fortuna, in parte, non è più così. Molti cittadini e cittadine si informano, hanno le nozioni sufficienti per capire, pretendono che sia loro spiegato come si fanno le cose e non solo detto loro le cose che si intendono fare. C’è un’altra caratteristica che riguarda il sindaco e le persone che lo circondano, in particolar modo i parlamentari e le parlamentari che a lui si riferiscono. Sono giovani sia lui che loro, parlano un linguaggio simile e, nella stragrande maggioranza dei casi, sono preparati. Se queste sono alcune della caratteristiche che delineano la figura politica di Matteo Renzi e dei renziani, un’eventuale candidato di centrodestra, che non sia naturalmente Berlusconi (dotato di un carisma che qualsiasi successore non avrà), dovrà tenerne conto, perché saranno tutti campi di battaglia.
A occhio e croce sarebbero da escludere a priori candidati con linguaggio fumoso e barocco, che a occhio nudo dimostrano di masticare argomenti non da loro ben posseduti, con parole vecchie e con un programma che non ha elementi di novità. Per quanto riguarda poi coloro che saranno accanto al possibile candidato, se ci fosse un rottamatore di destra male non sarebbe!
Ma andiamo nello specifico dei singoli temi. Il linguaggio. È in grado il centrodestra di riproporre un linguaggio che non sia né ripetitivo né puramente descrittivo dei problemi da affrontare? In altri termini: esiste un candidato premier che non sia percepito come stantio, linguisticamente parlando, rispetto a Renzi e che, nello stesso tempo, propon¬ga contenuti liberal-popolari più credibili di quelli di Renzi? Da notare che il sindaco, nel suo programma, presenta parti ispirate ad un discorso più liberale che socialista o social-democratico.
Per parlare poi dei contenuti specifici la questione, in fondo, è la seguente: è in grado il centrodestra, dopo l’esperienza di governo Letta, di proporre un programma che contenga una critica all’Europa filo-tedesca, una prospettiva di riforma della governante internazionale, e una politica economica e sociale conseguente? Se la risposta è affermativa il centrodestra dovrebbe partire in salita e cioè criticare l’operato di Monti e di Letta, due governi che in parte o in toto hanno visto il sostegno del centrodestra stesso. Renzi, questo problema, non ce l’ha. Povero centrodestra, quante castagne!
Paolo Del Debbio, Docente di Etica ed economia presso l’Università Iulm di Milano. Conduce Quinta colonna su Retequattro