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Siete pronti per un partito popolare e liberaldemocratico?

Riaggregare e rappresentare la diaspora e la frammentazione dei tanti milioni di italiani, cattolici e non cattolici, laici e riformatori, civici e giovani, che si riconoscono nei grandi valori della cultura dell’economia sociale di mercato “che ha reso grande l’Europa”. Nel fermento di iniziative centriste e moderate ecco le premesse con cui si inserisce l’iniziativa della minoranza Udc capitanata da Ivo Tarolli che punta a promuovere un partito largo e non solo popolare.

CHI C’E’
Luigi D’Agrò, Filippo Drago, Maurizio Eufemi, Vitaliano Gemelli, Antonio Jervolino, Flavio Tanzilli, Ivo Tarolli, Mario Tassone: uniti dal comune denominatore valoriale e ideale di superare la logica delle continuità e interpretare la logica della rifondazione e della ri-generazione, verso un’esperienza più rappresentativa, più forte e più europea. Il tutto all’interno delle varie espressioni postdemocristiane, a partire dall’Udc. Quello il punto intermedio, nelle intenzioni dei promotori, per prendere in considerazione l’ipotesi di un nuovo grande partito liberaldemocratico e popolare.

QUALE PARTITO
Che sia moderno nella sua articolazione e democratico nella sua vita interna. E caratterizzato da una “respirazione a due polmoni”: uno identitario ispirato al popolarismo europeo e un secondo aperto alle tante specificità e ricchezze territoriali. Quest’ultimo, nelle premesse, dovrà essere impegnato ad immettere nell’agone politico dirigenti nuovi e capaci accanto ai tanti che con il loro attivismo hanno dato e continuano ad assicurare un contributo importante all’azione politica dei nostri tempi.

LE RICETTE
Punto di partenza il lavoro, “come indeclinabile valore sociale attraverso il quale si realizza la dignità della persona umana, la crescita e l’armonia di una comunità”; in seguito l’abbattimento del debito pubblico, attraverso un piano straordinario pluriennale di dismissione del patrimonio pubblico sia di assetto immobiliare che di partecipazioni pubbliche così da ridurre l’ingente spesa per interessi e liberare risorse per lo sviluppo; la ristrutturazione della spesa pubblica ad iniziare dagli apparati e dalla sua riqualificazione; un fisco “semplice ed amico”, ripristinando un clima di fiducia tra lo stato e il contribuente favorendo l’emersione del sommerso, riducendo il cuneo fiscale e abbassando significativamente la curva delle aliquote. Infine grande attenzione ai settori strategici su cui il Paese deve puntare nei prossimi anni, capaci di creare più alto valore aggiunto, occupazione per evitare di disperdere risorse pubbliche in ambiti ormai superati.

PAROLA D’ORDINE ARCHIVIARE
Ovvero archiviare l’esperienza del partito del leader, del partito del capo carismatico, “che decide tutto, che espropria gli organi, che desertifica i livelli intermedi”. Spazio invece a esperienze che consentano leadership “autentiche che rappresentino culture, territori e organismi rappresentativi”.
Archiviare l’esperienza del partito mediatico, virtuale, liquido “che devitalizza le coscienze e lo spirito critico, per esperienze invece che reinterpretino il valore della partecipazione e dell’attivismo delle persone”. Archiviare l’esperienza del partito burocratizzato, “che vuole occupare tutti gli spazi sia nelle istituzione che nella società”.

 

 

 

 

 

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