Un boom di redditività delle polizze di Poste, da 199 a 371 milioni. E’ questo uno dei settori maggiormente strategici che si prepara a sbarcare sul mercato. Il colosso postale italiano, se da un lato distribuisce ancora quasi 200mila pacchi al dì e 220 milioni di raccomandate ogni anno, dall’altro può contare su investimenti che sta allettando i potenziali acquirenti. Ecco in che misura.
ORA SI CAMBIA
Rottura rispetto al passato, il destino di Poste italiane è segnato con la privatizzazione parziale (fino al 40%): al miglior offerente verrà data la sesta banca del Paese, quella che vanta il secondo posto tra gli investitori in titoli di Stato, la terza compagnia di assicurazioni e la seconda nel ramo vita, la ventottesima azienda industriale e il primo datore di lavoro del Paese, così come ricorda Sergio Bocconi sul Corriere della Sera di oggi.
PUNTO DI PARTENZA
Fu il 1998, con al timone Corrado Passera seguito poi Massimo Sarmi: il gruppo venne riequilibrato, passando dal declino prossimo alle prime fila della finanza di casa nostra. Sino al 1988 Poste non era una spa, e solo due lustri dopo ci fu l’ingresso nelle assicurazioni per arrivare progressivamente all’offerta attuale, con Banco Posta, e gli utili dopo passivi durati praticamente mezzo secolo.
NUMERI 2012
I risultati finanziari del 2012 danno a Poste Italiane “la patente” di leader mondiale per redditività. Infatti ha chiuso l’esercizio 2012 con un utile netto di 1.032 milioni di euro. Il Gruppo ha visto aumentare la propria quota di mercato nei servizi assicurativi ed ha consolidato i risultati nei servizi finanziari, dove ha registrato un sensibile incremento del valore del business. I ricavi totali, inclusivi dei premi assicurativi sono di 24 miliardi di euro in crescita rispetto all’anno precedente (22 miliardi nel 2011) per le positive performance dei comparti assicurativo e finanziario. I ricavi dei servizi finanziari – si evidenzia da Poste – hanno avuto un incremento del 5,5% (+279 milioni di euro) grazie agli importanti risultati che derivano dalla raccolta dalla clientela privata effettuata sia sui conti correnti sia sui prodotti del risparmio postale. I ricavi dei servizi postali e commerciali si sono attestati a 4.657 milioni di euro, con una diminuzione percentuale del 9,8% sul 2011, quale effetto della contrazione strutturale e progressiva dei volumi della comunicazione tradizionale.
R&S MEDIOBANCA
A cosa si deve l’exploit di Poste? Secondo le elaborazioni di R&S-Mediobanca, sul totale di oltre 20 miliardi di ricavi i servizi postali incidono con 4,4 miliardi, mentre sei anni fa il loro contributo era pari a oltre un terzo. Ma la flessione di un miliardo è controbilanciata da un aumento di vendite nello stesso periodo da 15,7 a 20,18 miliardi. E grazie ai servizi finanziari, cresciuti da 4,3 a 4,8 miliardi.
LA RETE
Poste può contare su una rete nazionale che consiste in 13.676 filiali e uffici, contro ad esempio dei 5.302 di Intesa Sanpaolo, i 4.298 di Unicredit e i 2.671 di Mps. Numeri che hanno un peso specifico determinato. Il comparto assicurativo inoltre ha fornito una marcia in più, con Poste vita che diventa la terza compagnia italiana per raccolta in virtù di una quota di mercato domestico del 14,6%, contro ad esempio il 17,3% di Generali e il 13,8% di Intesa.
ATTIVITA’ MINORI
Al successo complessivo concorrono anche le attività minori del Gruppo, come i tre milioni di sim vendute, i 250 milioni di fatturato, che garantiscono a Poste il primo posto tra gli operatori virtuali nazionali e tra i maggiori del continente. Quanto incideranno sulle modalità di privatizzazione?
ECCO GLI ARTICOLI DI FORMICHE.NET DEDICATI ALLA PRIVATIZZAZIONE DI POSTE:
Perché la privatizzazione di Poste va elogiata. Il commento di Edoardo Narduzzi
Io, leader sindacale, defendo la privatizzazione sociale di Poste. L’intervista al capo della Cisl-Poste curata da Francesco De Palo
Mappa delle privatizzazioni di Poste nel mondo. L’articolo di Paolo Falliro
Come e perché i partiti mugugnano un po’ sulla privatizzazione di Poste. La ricostruzione di Edoardo Petti