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L’anti Renzi c’è già e si chiama Alfano. Parla Sacconi

“Mi auguro possa essere Angelino Alfano il candidato di tutto il centrodestra italiano”. Così Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, già ministro del Welfare, affida a Formiche.net una riflessione sui contorni della formazione politica che gravita attorno al vicepremier, nel giorno in cui al Tempio di Adriano in Piazza di Pietra a Roma, il leader del Ncd presenta “Moderati. Per un nuovo umanesimo politico”, il libro-manifesto scritto da Sacconi, Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella.

Come vi presenterete alle Europee?
Quello europeo del prossimo maggio sarà un voto identitario basato su un sistema proporzionale, in cui la nostra proposta sarà quella di sollecitare innanzitutto una visione geopolitica e geoeconomica per l’intera area dell’Unione, inclusa la sua fascia mediterranea, che riproponga su basi più condivise il percorso di integrazione. Proprio l’assenza di una visione si avverte nel momento in cui molti non si riconoscono in questa Europa. Non dimentichiamo che i padri fondatori ebbero la capacità di conquistare le menti e i cuori dei popoli evocando i principi delle nostre radici ed un progetto conseguente per il loro futuro.

Oggi manca?
Non di meno oggi quella visione può essere utile ad evitare quel rattrappimento baltico che l’Europa rischia a causa dell’egemonia tedesca. Visione condivisa quindi ma anche un nuovo assetto istituzionale. Una Confederazione di Stati sovrani più autorevole e più essenziale insieme.

Che modello elettorale preferite tra quelli indicati da Matteo Renzi e perché?
Credo che anche a Renzi farebbe bene a leggere le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale, che faranno riferimento alla ragionevolezza del premio di maggioranza. In secondo luogo anche qui dovrebbe soccorrere una visione: penso che nei prossimi anni l’Italia sarà chiamata a concentrare le proprie funzioni eccellenti, evitando quelle dispersioni che conosciamo nella rete universitaria, in quella ospedaliera, nella logistica, ecc. Ma questa razionalizzazione potrebbe essere paralizzata dai piccoli collegi elettorali e dalle logiche corporative che potrebbero sollecitare.

Sarà quello un elemento decisivo?
Vorrei sottolineare la possibilità da parte degli elettori di scegliere i propri eletti su una base territoriale ampia, con le preferenze, secondo il modello “sindaco d’Italia”.

Quale sarà il vostro candidato premier alle politiche?
Direi che siamo nati quale comitato elettorale di Angelino Alfano. Riteniamo che l’offerta politica del centrodestra italiano debba essere rinnovata, non solo nel volto di chi viene proposto alla guida del Paese ma anche nella cultura di governo. Sulla base di una selezione realizzata con le primarie, mi auguro che Alfano possa essere il candidato di tutto il centrodestra italiano, contrapposto alla resistibile ascesa di Renzi che si sta caratterizzando per superficialità, debolezza di pensiero e relativismo etico. Immagino un centrodestra italiano che, orgogliosamente, faccia leva sulle proprie migliori esperienze di governo e sui principi della nostra tradizione nazionale.

Sarete alleati con Forza Italia o con i Popolari per l’Italia?
Doveroso ambire a riunire tutte le forze democratiche che si contrappongono alla sinistra, sulla base di un progetto la cui identità prevalente deve essere laica e cristiana, moderata e riformista. In una coalizione certo ci possono essere componenti più radicali, nella misura in cui queste sono percepite come minoritarie.

Il libro-manifesto del Nuovo Centrodestra che lei ha scritto con Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella (edito dalla Marsilio per la collana “I grilli”) declina la proposta del Ncd: mettere la persona al centro di ogni decisione politica. In che modo?
Il manifesto riconosce quei principi in quanto prodotti dalla tradizione nazionale e ne deduce una cultura di governo. Mettere al centro la persona e considerarla misura di ogni azione umana significa rifiutare l’autoreferenzialità delle funzioni pubbliche, cambiare il nostro modello sociale nel senso di rafforzare l’autonomia della persona, la sua capacità, per prevenire lo stato di bisogno. E pensare alla crescita come mobilitazione diffusa della nostra società in quanto liberata da uno Stato invasivo.

twitter@FDepalo

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