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Chi è Amal Elhaj, il volto femminile del post Gheddafi

Amal Elhaj potrebbe essere la prima donna a candidarsi alla guida della Libia. L’annuncio è circolato sui social network del Paese nelle ultime ore, tra incredulità ed entusiasmo. Ma la sfida che la manager si appresterebbe ad intraprendere non è affatto semplice e presenta numerose insidie legate anche al controllo dei giacimenti petroliferi, mentre per l’Italia rimane sempre uno snodo fondamentale.

CURRICULUM INTERNAZIONALE
La donna è rappresentante libica del United States Institute of Peace, dopo aver lavorato presso la Communications Association e la GM, e dopo aver studiato alla Seattle Pacific University e alla Nasser University di Tripoli. Dopo la rivoluzione si è offerta come volontaria nell’ente pacifista in qualità di direttore del consiglio per le comunicazioni libere di beneficenza e organizzazione dello sviluppo. Si è occupata in modo specifico di sensibilizzazione politica per le donne libiche e per i giovani nel periodo elettorale. Ha lavorato anche nel settore dei diritti delle donne, operando a stretto contatto con la GNC per la costituzione e il consolidamento dei diritti femminili. Ha unito finanza e marketing attraverso la formazione internazionale, ha studiato psicologia e ha lavorato come HR manager per alcune aziende internazionali.

L’IMPEGNO CIVILE
Dal marzo del 2011 ha sostenuto i rifugiati libici fuggiti a Tunisi dopo lo scoppio della rivoluzione, dedicandosi non solo alla ricerca di cittadini scomparsi e dei feriti negli ospedali libici, ma anche ai corsi di formazione per bambini con handicap e corsi sul monitoraggio elettorale. È stata candidata indipendente alle elezioni libiche del 2012-2013. Particolarmente sensibile ai riverberi internazionali della politica libica, si è occupata di identificare i potenziali partner locali e internazionali per le offerte e le proposte libiche di collaborazione. Ha partecipato alla promozione del programma Conto Tactical Marketing di Ericsson, coordinando tutte le specifiche attività di comunicazione interna Munaf in tutti i Paesi del Nord Africa.

IL PANORAMA LIBICO
Nel Paese la tensione non si placa, con scontri armati praticamente ovunque, in modo specifico nella regione della Cirenaica, dove sono forti le pulsioni separatiste. Secondo quanto riportato da AnsaMed il voto si sfiducia al premier Ali Zeidan, previsto ieri, dovrebbe slittare quasi certamente a domenica 12 gennaio. Con Zeidan impegnato a chiedere al Congresso di garantire continuità all’azione di governo, indicando, in caso di sfiducia, un nuovo premier in tempi brevissimi.

PETROLIERE STRANIERE
Fibrillazioni intanto si registrano per le petroliere straniere a cui lo stesso premier ha rivolto un invito che ha il sapore di duro avvertimento: “Non tentino di approdare nei terminal della Cirenaica, in mano ai dimostranti armati, o verranno colpite dalla Marina libica“. A questo punto prende sempre di più piede l’ipotesi secondo cui i militari useranno la forza contro tutti coloro che dovessero tentare di inviare petroliere per prelevare il greggio dai terminal della zona est del Paese. Al momento in quel fazzoletto di terra i terminal petroliferi sono in mano ai dimostranti del federalista Ibrahim Judran, che ha assunto il ruolo di megafono del malcontento della regione. Le sue richieste? Gestire autonomamente le immense risorse petrolifere e di gas.

twitter@FDepalo



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