Lo sviluppo del collegamento Internet in banda larga costituisce un requisito essenziale per promuovere politiche industriali e competitività, ben prima di ridiscutere gli assetti proprietari degli operatori attivi sul mercato. Ma proprio per questa ragione è fondamentale un forte ruolo delle istituzioni pubbliche. Perché in mancanza di un impulso continuo, attivo e vigile del Governo e del Parlamento la piena alfabetizzazione informatica dei cittadini e la copertura integrale del territorio con le tecnologie di connessione più rapide rimangono a rischio.
È il risultato del Rapporto “Raggiungere gli obbiettivi Europei 2020 della banda larga in Italia: prospettive e sfide” presentato a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Enrico Letta e dal Commissario governativo per l’Agenda Digitale, Francesco Caio. Un’indagine che, nonostante i passi in avanti attesi per il 2014, getta luce su un ritardo storico rispetto alle realtà europee più evolute.
UN INTERESSE NAZIONALE STRATEGICO
Colmare il fossato, spiega il capo dell’esecutivo, è interesse prioritario per il “sistema paese” e passa per una sinergia tra investimenti privati e cornice politica di impegni vincolanti con scadenze certe e verificabili. Se tali obiettivi non venissero raggiunti, “Governo e Parlamento non intendono restare spettatori come avvenuto in passato e sono pronti a intervenire direttamente partendo dallo scorporo della Rete di accesso alle telecomunicazioni”. Tutto ciò, rimarca il premier, richiede iniziative credibili da parte della pubblica amministrazione, che entro giugno attiverà la fatturazione elettronica. Mentre entro il 2020 sarà del tutto digitalizzata e connessa in banda larga.
LE RAGIONI DEL RAPPORTO
La relazione elaborata dagli esperti guidati da Francesco Caio è finalizzata a rispondere a 3 interrogativi. È stata raggiunta nel 2013 la copertura integrale del territorio e della popolazione italiana in banda larga semplice o di prima generazione? A che punto è il percorso verso la connessione completa in broadband veloce – 30 megabite – entro il 2020? E quello per la fornitura dei collegamenti super veloci – 100 megabite – al 50 per cento degli utenti per il 2020?
LA BANDA LARGA SEMPLICE
L’analisi evidenzia luci e ombre nella valutazione dei piani messi a punto dai gestori e dello stato delle reti di collegamento. Riguardo al primo obiettivo, i progetti si sono rivelati credibili e coerenti con gli investimenti annunciati. La copertura con tecnologie di banda larga base è pari al 98,4 per cento delle abitazioni. Rimangono problemi per 2 milioni di linee, in parte servite da impianti wireless.
LA BROADBAND VELOCE
Per il secondo obiettivo l’estensione della rete di connessione rapida è limitata e registra palesi ritardi nei confronti con i partner Ue. Il governo punta a raggiungere entro il 2017 una penetrazione delle linee fisse di metà popolazione, con una velocità più elevata rispetto ai 30 Mb. Un processo che potrà essere favorito dalle offerte Sky, Mediaset e Rai di programmi in differita – Catch-up video e Smart tv – sulla Rete e su Tablet. Ma che richiede un coordinamento tra istituzioni nazionali, enti locali e imprenditori oltre alla conferma degli investimenti produttivi. Perché senza l’intervento pubblico soltanto il 70 per cento della cittadinanza sarà coinvolto entro il 2020 dalla broadband veloce.
LE CONNESSIONI SUPER VELOCI
Considerando il terzo obiettivo, il più ambizioso, finora non è giunto nessun piano da parte degli operatori per la connessione in banda larga super veloce. Un ritardo legato al rallentamento nella penetrazione e nella richiesta delle tecnologie più avanzate, al calo delle linee fisse attive, al consumo di video on line più basso che negli altri paesi europei.
LE STRATEGIE DEL GOVERNO
Alla luce delle cifre emerse nel Rapporto, Caio preannuncia le linee guida per l’esecutivo: costruire una griglia istituzionale di impegni per verificare investimenti e programmi, monitorare l’evoluzione tecnologica e l’offerta fornita, disegnare uno spettro completo delle reti wireless. Per incoraggiare l’offerta soprattutto nelle aree più difficili da raggiungere, il governo punta sul ricorso mirato ai fondi strutturali Ue, coinvolgendo gli operatori privati nel rispetto delle regole di concorrenza.