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La svolta di Bagnasco, niente politica nel discorso ai vescovi

Breve. E’ la prima e più immediata novità della prolusione con cui il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha aperto ieri il Consiglio permanente dei vescovi italiani. Breve e soprattutto con pochi riferimenti all’attualità politica, compresi i valori non negoziabili. Innova, il cardinale arcivescovo di Genova, ma si mantiene estremamente prudente, soprattutto su famiglia e riforma dello Statuto.

LA RIFORMA DELLO STATUTO

Come scrivevano lunedì il Corriere della Sera e La Stampa, la maggioranza dei vescovi italiani avrebbe deciso di non procedere direttamente all’elezione dei nuovi vertici della Cei, lasciando così al Papa la scelta finale. Una possibile innovazione, però, riguarda la presentazione al Pontefice di un elenco di nominativi sui quali poi sarà effettuata la scelta. “Non necessariamente una terna” come accade per la designazione dei vescovi nelle diocesi, sottolinea il vaticanista Andrea Tornielli. Bagnasco nella prolusione non ha fornito dettagli, limitandosi a ricordare che è stato Francesco a “chiamarci a rivisitare lo Statuto a distanza di quattordici anni dalla sua formulazione”.

LE PAROLE SULLA FAMIGLIA IN VISTA DEL SINODO

Poche parole anche riguardo la famiglia e il prossimo Sinodo straordinario in programma a ottobre (quello ordinario, su tema analogo, si terrà l’anno successivo). Bagnasco si mantenuto sul generico, dicendo che “la società ha bisogno di lavoro e di famiglia, altrimenti che società sarebbe?”. Famiglia, che, ha detto l’arcivescovo di Genova, “è quella realtà peculiare e ineguagliabile che è il fondamento della società e la sua prima forma naturale”. Il presidente della Cei ha ricordato il “grande e capillare lavoro in vista del prossimo Sinodo”. Bagnasco ha citato quanto affermato in proposito dal Papa: “La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri, e dove i genitori trasmettono la fede ai figli”. Ai membri del Consiglio permanente – si legge nel comunicato diffuso prima l’apertura della settimana di riunioni – sarà presentata una sintesi relativa alle risposte delle diocesi al Documento preparatorio in vista del Sinodo.

BAGNASCO E L’EVANGELII GAUDIUM

Bagnasco ha poi ripreso in mano anche l’esortazione apostolica di Francesco, “testo di grande densità che invita, sospinge e guida la barca della chiesa sulle onde della gioia evangelica”. Insieme ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose – ha proseguito il porporato – “vorremmo ripetere al mondo moderno che Dio c’entra con la vita, non è lontano e indifferente, non è nemico oscuro della gioia ma ne è la perenne sorgente, non è concorrente geloso della libertà ma ne è la più sicura garanzia”.

IL TAGLIO DELLE DIOCESI

Come suggerisce un articolo pubblicato dal Mondo, “a differenza del passato, l’arcivescovo di Genova non è stato ricevuto nei giorni scorsi dal Papa, che invece ha concesso udienza a monsignor Nunzio Galantino, da poco nominato segretario della Conferenza episcopale italiana. Solo l’ultima delle novità introdotte dal Pontefice argentino”. Bagnasco ha mostrato prudenza circa la riforma dello Statuto, ben sapendo che le modifiche richieste lo scorso maggio dal Papa sono molte e destinate ad avere un impatto notevole sulla struttura della conferenza episcopale. Se i vertici continueranno a essere nominati direttamente dal Pontefice – seppur su una rosa di nominativi discussa in seno alla Cei – Francesco ha chiarito che il numero delle diocesi italiane è troppo alto. Dovranno diminuire, essere accorpate, auspicava il Papa ricevendo i vescovi per la Professione di fede nella basilica vaticana. Se ne discute da decenni, ma ragioni storiche e (sopratutto) campanilistiche hanno impedito il taglio da tempo auspicato.



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