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Gazprom e Bp, lotta all’ultimo idrocarburo sui fondali greci

British Petroleum ha chiuso un accordo da 500 milioni di euro per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi a nord della Grecia, un evento che alcuni analisti considerano il primo step della “guerra” con Gazprom che punterebbe sull’Egeo per controbilanciare il gasdotto Trans-Adriatic pipeline (Tap). L’isola di Thassos sarà il primo fronte per tastare le reazioni geopolitiche a quella che potrebbe essere una nuova contrapposizione tra poteri a cavallo tra due continenti.

L’ACCORDO
Bp, una delle più note compagnie petrolifere del pianeta, ha siglato con il governo di Atene un accordo da 500 milioni, in virtù del quale si assicurerà i diritti di sfruttamento del greggio esistente nel giacimento petrolifero di Prinos, sull’isola di Thassos, nel Mar Egeo settentrionale. Dopo che nel 2009 Bp aveva lasciato la Grecia dopo aver venduto tutte le proprie attività al gruppo greco Ellinika Petrelea (Elpe), ecco che la compagnia britannica ritorna con questa operazione “comporterà importanti vantaggi allo Stato greco”, secondo il ministro per l’Ambiente Yannis Maniatis. A detta dell’ambasciatore britannico ad Atene, John Kittmer, così “la Grecia può contribuire a garantire l’approvvigionamento di fonti energetiche per l’Europa”, ha osservato in occasione della cerimonia ufficiale per le firme tra le parti.

I GIACIMENTI NELL’EGEO
Che il sottosuolo ellenico fosse foriero di potenziali business legati agli idrocarburi era cosa nota sin dalla fine degli anni Settanta, ma nessun governo vi aveva mai veramente creduto. Complice la crisi economica, dal 2010 l’argomento è nuovamente tornato nell’agenda politico-industriale continentale, con non solo il petrolio del nord Egeo, ma soprattutto le miniere di oro e argento nella penisola Calcidica, quelle di bauxite nella Grecia centrale e il gas presente nel sud Egeo. Sul punto ad anticipare tutti è stata Cipro, che sin dall’ottobre del 2012 ha siglato con Tel Aviv un accordo di collaborazione per i rilievi pre-trivellazioni, suscitando la stizzita reazione della Turchia, che ha fra i suoi territori la parte settentrionale dell’isola.

BUONA OCCASIONE?
Ma cosa cambia di fatto per la Grecia con la collaborazione con un gruppo internazionale come Bp? In primis la possibilità di riattivare il programma di investimenti che originariamente prevedeva l’attuazione di tre nuovi pozzi per trivellazioni a Prinos entro quest’anno, ma soprattutto l’operazione si inserisce in un più ampio quadro di insieme che vede l’Egeo come un potenziale nuovo campo di scontri geopolitici. Dalla Grecia infatti passerà la Tap, il gasdotto che condurrà in Italia il gas azero, una infrastruttura che nelle intenzioni intende rendere il Vecchio Continente energeticamente meno dipendente dalla Russia e da Gazprom.

IL PROGETTO TAP
Di fatto si è scelto di convogliare il gas estratto dal giacimento di Shah Deniz nelle condotte della Tap, tramite il progetto italo-greco-albanese con cui “l’oro blu” azero, dopo essere transitato attraverso la Turchia, raggiungerà l’Europa. Termine del percorso di 870 km sarà il fondale ionico e adriatico in Italia, precisamente a San Foca, in Puglia. Una scelta che ha provocato la reazione contraria di alcuni movimenti ambientalisti.

twitter@FDepalo

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