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Così i droni minacceranno (forse) la nostra privacy

I droni promettono di essere una nuova opportunità industriale e commerciale, ma potrebbero rivelarsi anche un problema per la privacy dei cittadini.
I sistemi aerei a pilotaggio remoto (Sapr) renderanno infatti facilmente accessibile su larga scala tecnologie che consentono di monitorare e fotografare oggetti e persone a lunghissima distanza, con una vasta e finora non riscontrata serie di implicazioni.
A crederlo è Cosimo Comella, dirigente del Dipartimento risorse tecnologiche del Garante per la protezione dei dati personali, che in una conversazione con Formiche.net spiega cosa si è fatto e cosa si farà per mettere in sicurezza la riservatezza nel mondo dei droni.

Comella, perché i Sapr sono un rischio per la nostra privacy?
Non sono i droni in quanto tali a costituire un problema. Ma è fuor di dubbio che aprano a una serie di problemi finora impensabili. Tutti i sensori e le tecnologie che possono essere montati su queste macchine, da quelli per le riprese a infrarossi o a semplici macchine fotografiche, costituiscono una amplificazione notevole delle capacità di videosorveglianza, accessibili anche a medio e basso costo. Basta fare un giro su eBay o altre piattaforme di acquisto online per rendersi conto di quanto sia facile e relativamente economico acquistare oggetti volanti, sempre più miniaturizzati, che sono in grado di spiare a grandi distanze. Quindi con bassa o scarsissima possibilità di essere sentiti o notati.

Quali i casi più frequenti con cui ci scontreremo?
Sono tantissimi e variegati. Da una persona che per fini personali controlla la vita di un’altra – è facile pensare a frodi, tradimenti, semplice voyeurismo – ma anche a cause intentate da cittadini che ritengono invasa anche da tv, enti o forze dell’ordine la loro privacy. Ad esempio negli Usa, in una causa del 2001 “Kyllo contro gli Stati Uniti”, la Corte Suprema ha dichiarato che una prova raccolta da forze di polizia sull’abitazione e sul garage di un sospettato di coltivazione di marijuana non era utilizzabile in giudizio perché acquisita senza mandato di perquisizione e con strumenti straordinari. Sempre negli Usa è stato proposto un emendamento approvato dalla House of Representatives al National Defense Authorization Act del 2013 per proibire l’uso in giudizio, come prova, di informazioni raccolte con droni dal Department of Defense in assenza di mandato (warrant); mentre nel giugno del 2012, altre norme sono state introdotte da Camera e Senato USA per richiedere un mandato prima dell’utilizzo di droni nella maggior parte delle indagini criminali. È solo l’inizio della definizione di norme in tutto il mondo.

Quali invece le fattispecie di reato che si profilano?
Le normi applicabili, a seconda dei casi, sono quelle del Codice in materia di protezione dei dati personali D.Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 (Provvedimenti del Garante in tema di videosorveglianza e provvedimenti del Garante in tema di attività fotogiornalistica) e del Codice penale (Art. 615 bis per Interferenze illecite nella vita privata e l’art. 614 per la Violazione di domicilio).
Detto questo il confine del reato di molestia è poco definito. Il semplice sorvolo di proprietà altrui non è vietato sopra i 1000 piedi o i 500 per gli ultraleggeri, ovviamente se lo spazio aereo in questione non è protetto. A quel punto è quasi impossibile sapere o capire se qualcuno sta fotografando o riprendendo, almeno allo stato attuale. Per questo a noi interessa prioritariamente mettere in sicurezza il circuito legale delle videoriprese – dal cinema alla tv, alla pubblicità, alle rilevazioni aeree.

Come giudica il regolamento sui droni presentato dall’Enac nell’ottica della salvaguardia della privacy?
Penso sia un ottimo punto di partenza. Non può far molto rispetto agli utilizzatori amatoriali di Sapr, che non avranno l’obbligo di registrarsi e che ne faranno per forza di cose un uso più personale.
Ma credo sia estremamente utile per normare gli usi professionali, che devono essere incanalati verso il rispetto di regole. Una procedura in via di completamento, ma che va riconosciuto arriva in largo anticipo rispetto ad altri Paesi.

Cosa avete fatto per rendere meno preoccupante il problema della violazione della privacy?
Siamo riusciti a inserire nel regolamento Enac gli articoli 6 e 22 rispettivamente sull’impiego dei Sapr e la protezione dei dati e della privacy. Un percorso che abbiamo iniziato da tempo, anche a livello europeo,
In sede comunitaria abbiamo guidato un rapporto stilato dai Paesi membri dopo la compilazione di un questionario redatto da noi e inviato alle autorità garanti della privacy di diversi Paesi, con lo scopo di stimolarli a prendere iniziative come la nostra nei confronti dei loro enti di aviazione. Aspetti verso i quali abbiamo riscontrato molto interesse.

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