Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano MF/Milano Finanza di venerdì 17 gennaio
Forse non era davvero possibile evitare che questa crisi, di rara profondità e di natura mutante, producesse anche nel nostro sistema bancario alcune ferite ancora da rimarginare; è importante però sottolineare come, con l’eccezione dell’”affaire” Monte dei Paschi, queste ferite non abbiano toccato i grandi gruppi come avvenuto all’estero, ma piuttosto alcune delle nostre banche di dimensioni medio piccole.
IL RUOLO DELLE BANCHE MINORI
A ben vedere, questa situazione è derivata dal diverso atteggiamento che le banche minori – meno vincolate al rapporto tra rischiosità degli impieghi e patrimonio rispetto ai grandi istituti – hanno assunto durante questa crisi. Alcune di queste, infatti, hanno assunto quasi una funzione di “ammortizzatore aziendale” continuando a sostenere quelle piccole imprese, fondamentalmente sane, ma non più in grado di lavorare con le banche maggiori a causa di un rating troppo elevato. Altre, invece, hanno cercato di sfruttare la situazione praticando un credito allegro e molto redditizio.
GLI EFFETTI DELLE SOFFERENZE
Ovviamente, l’onda anomala costituita dalle sofferenze ha finito per travolgere queste ultime portando al commissariamento di ben 12 istituti (erano 4 a fine 2012) tra cui Banca Marche, Tercas e Popolare di Spoleto. Ora, non c’è dubbio che queste posizioni verranno tutte sistemate senza traumi per i risparmiatori, tuttavia, volendo puntare su soluzioni definitive e non su accordi di corto respiro, le ipotesi individuate dovrebbero rispettare alcune linee guida.
LE DUE LINEE GUIDA
La prima di queste riguarda la necessità di ripristinare in queste banche una corretta politica creditizia abbinata ad una discontinuità con il passato. Infatti, in molti casi, le cause del dissesto delle banche commissariate sono derivate proprio da insane “aderenze” tra banca, politica e frange di imprenditoria disinvolta che hanno dato luogo a fenomeni di “credito di vicinanza” presto trasformatosi in credito deteriorato. Conseguentemente, nell’ambito della way out dal commissariamento, diventa imprescindibile imporre una forte discontinuità con il passato ed evitare che i soggetti comunque vicini a quel passato possano, anche indirettamente, influenzare i nuovi assetti della banca sotto tutela.
LA FASE DELLE AGGREGAZIONI
La seconda concerne, invece, la massa critica delle nostre banche. Non c’è dubbio che il rafforzamento del nostro sistema bancario in ottica europea debba passare per una ulteriore fase di aggregazioni in quanto saranno proprio queste a consentire agli istituti di gestire “variabili impazzite” quali l’aumento esponenziale dei crediti deteriorati, una redditività (ROE) a livelli impercettibili, nonché una raccolta sempre più onerosa. Da tutto ciò deriva che, per le banche commissariate, sarà di massima preferibile optare per una ipotesi di aggregazione rispetto ad altre soluzioni basate sul semplice rafforzamento della banca stessa.
IL POST COMMISSARIAMENTO
La terza linea guida riguarda, infine, il progetto relativo alla banca da sistemare. Qui assumono grande rilievo variabili quali il mantenimento del radicamento territoriale, le sinergie commerciali sviluppabili, la razionalizzazione dell’operatività e la compressione dei costi.
I ragionamenti sin qui fatti appaiono applicabili, a titolo di esempio, al caso della commissariata Banca Popolare di Spoleto in quanto i contendenti superstiti sono, da una parte, il Banco di Desio e, dall’altra, una cordata di imprenditori locali (Clitumnus) legati alla Fondazione CR Perugia e sostenuti dall’esterno da Monte Paschi. Qui, in relazione all’importanza di una corretta gestione dei crediti, la soluzione Banco di Desio appare decisamente più convincente. Infatti, quest’ultimo, oltre ad evidenziare un patrimonio di prima qualità (core tier 1 ratio) a livelli invidiabili (12% !), presenta anche una incidenza dei crediti deteriorati e delle sofferenze pari a circa la metà della media del sistema. Da non trascurare, tra l’altro, che una recente e minuziosa ispezione della Banca d’Italia ha sanzionato la banca per una carenza (ora sanata) di controlli interni, ma non ha mosso alcun rilievo sul delicato fronte del credito.
IL RUOLO DEL BANCO DESIO
Parallelamente, per quanto riguarda la citata esigenza di discontinuità, la lontananza (anche geografica) del Desio dalle pregresse vicissitudini della Popolare di Spoleto appare evidente, mentre potrebbe essere molto più complesso per la cordata Clitumnus svincolarsi dai retaggi del passato. Altrettanto interessante il progetto del Desio: l’idea è quella di rafforzare e rilanciare il ruolo della Popolare mediante la creazione di un sistema basato su due poli, Desio per il Nord Italia e Spoleto per il Centro. All’interno di questo sistema, ovviamente, verranno attivate tutte quelle sinergie commerciali favorite sia dal forte incremento degli sportelli, sia dalla loro integrazione geografica nell’area Toscana, Umbria e Lazio.