L’Aeronautica Militare ha deciso di avviare un programma di ammodernamento sui suoi Predator B per potenziare le capacità di ricerca e soccorso (SAR) di questo sistema unmanned, che proprio in questi giorni ha raggiunto in Afghanistan la Final Operational Capability (FOC). In particolare ad essere potenziato sarà il radar della piattaforma, a cui sarà aggiunto un sensore di ricerca MWAS (Maritime Wide Area Search), che ne amplierà l’efficienza operativa in mare aperto.
COME SI ALLARGA L’UTILIZZO
I sei MQ-9 in dotazione alla Forza Armata allo stato attuale sono ottimali – dicono gli addetti ai lavori – per operare sulla terraferma, ma una volta modificati potranno essere impiegati con efficienza anche nelle operazioni in mare aperto. A dare comunicazione della novità è stata la stessa società produttrice del Predator, la General Atomics Aeronautical Systems. Il radar così modificato permetterà di identificare anche le imbarcazioni più piccole come quelle utilizzate dai migranti provenienti dal Nord Africa.
MEZZI ANCORA DISARMATI
I Predator italiani sono utilizzati su mare da ottobre 2013, con l’avvio cioè dell’operazione “Mare Nostrum”, guidata dalla Marina Militare. L’operazione interforze che pattuglia il Mediterraneo con diversi assetti, dopo la tragedia di Lampedusa, ha visto recentemente l’ingresso della Slovenia che ha inviato la nave multiruolo Triglav 11. Nessuna novità invece sul fronte dell’armamento. Il Predator attende ancora il via libera da parte del Congresso Usa per l’installazione del relativo kit.